ZEFRAM
“ECHOES”
a cura di Elisa Govi
28 settembre | 12 ottobre 2011
Galleria RILIEVI contemporary art | via della reginella 1a | 00186 Roma
tutti i giorni | ore 15-20
opening mercoledì 28 settembre | ore 19,30-22
“Echoes” è un progetto scaturito dall'omonimo brano dei Pink Floyd, un autentico viaggio musicale di oltre 23 minuti, pubblicato per la prima volta nell'album “Meddle” del 1971. La migliore canzone mai scritta nella storia della musica, sostiene l'Autore, madre di visioni estreme e complementari, nero profondo ed esplosioni di luce, come la vita. Ogni passaggio è uno stimolo emozionale sconvolgente, ogni secondo è immagine potenziale che chiede di esistere, emblema di stati interiori universali. Ed eccole, le visioni.
La fotografia produce immagini, la mente pensa per immagini, ma se lascia andare la zavorra della coscienza le cose distinte e lontane si rivelano collegate tra loro da relazioni tanto più solide quanto illogiche. La realtà rimane a terra sotto il peso della contingenza relativa, incapace di rappresentare ciò che vive dietro il visibile. Le immagini create sono spazi psichedelici, rivelatori di una condizione mentale ed emotiva sospesa, che attentano agli stereotipi della verosimiglianza e disorientano chi guarda. La ragione chiede di cedere il passo. E non si tratta di inconscio automatico, in senso surrealista, gli stati emotivi sono cose concrete delle quali si ha consapevolezza, perché si sentono, si toccano, è un ignoto ancora inesplorato, ma già riconosciuto. Inquietudini, ossessioni, solitudini...vuoti. Lo spazio di dentro è un luogo rivelatore e silenzioso, ha volumi nitidi ed ha bisogno di reiterare i propri elementi. Il rumore lo fanno i colori, che si oppongono, si completano, rimbombano, che riempiono gli occhi e catalizzano le reazioni. Lo spazio di dentro ha bisogno di luce vivida, di disordine congelato, di tempo sospeso.
Per realizzarlo, Zefram parte dalla realtà, ne usa i luoghi e gli oggetti. Le forme degli umani, spaesate, sono capaci di rivelare quel che è vero, rispetto alla mistificazione del mondo che si accredita come oggettivamente certa.
Ed anche il modo di operare del nostro Autore è il più “reale” possibile. Per prima viene la visione, a seguire il progetto e la logistica per realizzarlo, perché queste fotografie, malgrado le apparenze, sono esito di una fase di preparazione e ripresa accurate in senso maniacale e di un processo molto meno significativo di post-produzione. Arriviamo al paradosso definitivo e concludente: non c'è invenzione digitale nelle immagini di Zefram, ciò che vedete è stato li...nella realtà.
Enrico De Marinis, in arte Zefram, fisico classe 1960, è stato docente presso l’Istituto Universitario Navale di Napoli ed attualmente è coinvolto in diversi progetti europei sulle telecomunicazioni. Ritorna a fotografare nel 2006, dopo un lungo periodo di rifiuto totale della fotografia utile a liberarsi dagli stereotipi del linguaggio visivo convenzionale. Negli ultimi tre anni ha esposto in diverse mostre collettive e personali e i suoi portfolio sono stati pubblicati da alcune tra le principali riviste di settore, francesi ed italiane.
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