03 dicembre 2011





ELISIRart


presenta



MARTINO CUSANO
I NUMERI PER DIRLO

solo photo exhibition




a cura di ELISA GOVI





Galleria RILIEVI contemporary art


Via della Reginella 1a, Roma | 06.95223340




dal 10 al 18 dicembre 2011



dal martedì alla domenica, ore 14/19 | altri orari su appuntamento


inaugurazione sabato 10 dicembre, dalle ore 18,30







catalogo disponibile in Mostra / catalog available in the Gallery






Sono 287 i volti, ritratti in bianco e nero. Altrettanti i numeri, sempre diversi, a segnare la pelle di ognuno. Sono “I numeri per dirlo”.
Lo schema di ripresa fisso ha informato la ricerca: pellicola medio formato, inquadratura e luce costanti su fondo neutro, obiettivo 120 mm con tubo di prolunga.
Sospeso il pregiudizio selettivo del fotografo, le persone hanno scelto di partecipare, invitate a porgere il profilo sinistro e ad indossare il numero. Ritratti. Ognuno mette in atto una rappresentazione, facendo proprio lo spazio, la luce, l'inquadratura comuni. Facendo proprio il numero, che vediamo nitidamente piegarsi, farsi mero testimone di personalità. Numeri portati al guinzaglio, da abili indossatori. Identità comuni, aperte al riconoscimento di chi guarda; il punto di ripresa molto ravvicinato infrange la sfera di protezione del soggetto, ogni scatto è un atto di accoglienza, è relazione, che invita a prendere parte, mentale ed emotiva. Ogni ritratto è rappresentazione di sé e inevitabilmente di una categoria, di una inclinazione, di un dato ordinario. E' Insieme effige e simbolo. Un progetto corale, per premesse ed esiti di ricerca.
Se realizzare l'indagine ha significato stabilire con il mondo una relazione di investigazione sperimentale, osservare queste immagini oggi è fare un viaggio di riflessione intenso, che ha bisogno di agilità. E' un esercizio mentale stuzzicante.
Il punctum contro il quale lo spettatore si scontra, ad ogni scatto, è una apparente dicotomia: da una parte il numero, marchiato su ogni volto, emblema di disumanizzazione. Il tabù culturale. Di contro l'evidenza urlante dell'individuo, che immancabilmente colpisce, attrae, emoziona, invita ad entrare. “I numeri per dirlo” è un progetto-concetto, che svela il conflitto e ne evidenzia al contempo la soluzione. Lo scontro si scioglie nella eloquenza di un panorama sufficientemente differenziato di umanità, in grado di provare la unicità irripetibile e imperscrutabile di ogni persona, a partire dal ventre materno. Fermandosi davanti a questo tipo di documentazione ci si sorprende a inseguire vite che non potrebbero mai confondersi e che pure ci sembra di riconoscere. Il ritratto ha una peculiarità spirituale, come esito che conduce in unità le molteplicità degli elementi del mondo. Il volto sintetizza il coesistere delle cose nello spazio e nel tempo all'unità di una immagine, di un concetto, di un pensiero. In ognuno di questi volti c'è il Tutto. Lì è custodita la forza di cui sono portatori, rispetto agli intenti del progetto, al di là di ogni significato di rappresentazione. Tutti esprimono l' intensità di un universo unico e insieme condiviso, con una storia davanti e dietro di sé. Febbrile farsi portare via dalle libere interpretazioni che le persone coinvolte hanno affermato, dare respiro agli sguardi, lasciarli parlare. All'inizio del suo saggio sul significato estetico del volto, Georg Simmel scriveva che “il ruolo incomparabile che spetta al volto umano nella cerchia degli interessi delle arti figurative” è determinato “dal fatto che nella forma del volto l'anima si esprime nel modo più chiaro”. Cosa volete che sia un piccolo numero al cospetto di tanto? Un decoro, un segno da indossare. E' il numero anzi a farsi testimone di unicità, a riempirsi dello spirito del soggetto, a denotarsene. Portatori sani di numero, questi individui.
I numeri per dirlo” smentisce il concetto di ripetizione o catalogazione delle premesse e tocca al centro un cardine del nostro background culturale. E' la rivincita del principio di unicità sulla standardizzazione del pensiero indotta da archetipi comuni che qui assistiamo crollare, nella evidenza della forza vittoriosa e irrefrenabile che attiene al mistero infinito dell'esistenza.


19 novembre 2011







ELISIRart

presenta



RODOLFO ROCCA

ANIMAL LANDSCAPE

photo exhibition




Galleria RILIEVI contemporary art
Via della Reginella 1a, Roma | 06.95223340


dal 25 novembre al 4 dicembre 2011
dal martedì alla domenica, ore 14/19 | altri orari su appuntamento


inaugurazione venerdì 25 novembre, dalle ore 18,30



Cavallo, cane, gatto, mucca, pavone, anatra” parole che evocano immediatamente e in modo inequivocabile una determinata immagine, associandosi a idee e forme condivise in quanto riscontrabili in esperienze dirette, basate su dati reali e verificabili per cui è facile intendersi. Ciò vale, in effetti, per il referente di tipo reale esistente o esistito, come un cane o un dinosauro, ma anche per il referente di tipo immaginativo, come un drago o una chimera, che nessuno ha mai “conosciuto” direttamente ma che, attraverso rappresentazioni e storie riportate nel tempo, risulta in genere riconoscibile da chiunque cosicché, attraverso processi condivisi, la fantasia stessa tende ad assumere consistenza reale. Ma quando si perlustra il soggetto a distanza ravvicinata, evitando la morfologia complessiva per estrapolarne particolari emergenti e abbandonando la riconoscibilità immediata, si entra in un mondo diverso in cui il dato reale perde di significato oggettivo assumendo valore astratto, simbolico o analogico. È allora che la porzione di questo particolare territorio, considerato dal punto di vista prospettico o descrittivo, trattato con senso affettivo ed associato a valutazioni di ordine diverso, diventa un paesaggio che, come tale, può essere “incantevole”, “squallido”, “pittoresco”, “melanconico”, se riportato a valutazioni di ordine artistico o estetico oppure “montano”, “desertico”, “lunare” se riferito a valutazioni di ordine geografico. È vero, infatti, che il paesaggio può essere letto indifferentemente da entrambi i punti di vista legati a stati diversificati : di tipo affettivo-soggettivo connessi alla vita interiore o di tipo cognitivo-oggettivo riferibili al corso esperienziale ancorché le due visuali possano arrivare ad integrarsi in un piano organico percettivo-intellettivo senza il prevalere dell’una sull’altra. È così che si entra in un campo di natura pittorica nel quale manti villosi o scabri, uniti o pezzati, livree piumose o lanose, crini folti o sfibrati, ciuffi di peli o di setole, pellicce soffici o irsute creano tavolozze vibranti ed animate da una struttura sotto epidermica o profonda di cui si intuisce la natura venosa, tendinea, muscolare od ossea. In questa situazione i tegumenti animali, percepiti gradualmente e con attenzione, diventano stesure cromatico-compositive che evocano altre superfici : distese di terra riarsa, coltri di soffici piumini, increspature sabbiose, avvallamenti montani, tappeti lanuginosi od anche “pure forme” dal forte impatto percettivo costruite da riccioli e fili di luce, crespe leggere, campiture nette, vibrazioni palpabili. Attraverso tratteggiature filamentose, macchie sfrangiate, ombreggiature cupe e sottilmente sfumate che invadono a tutto campo inquadrature apparentemente bidimensionali e senza direzione, lo sguardo ricerca la forma e il verso di lettura, insinuandosi nella sottile tessitura dei segni e perseguendo attraverso la parcellizzazione morfologica e la trama grafica la struttura globale dell’immagine. Nel contempo, lungo tale percorso si attiva un processo visivo e mentale che dichiara la precisa impostazione gestaltistica della ricerca fotografica nel suo rapporto psicologico e artistico tra l’elemento sensibile e ottico e quello riflesso e nell’effetto spiccatamente dinamico e coinvolgente dell’espressione linguistica. Ogni presenza sollecita così uno sforzo sul piano dell’attenzione e una concentrazione visiva che suscitano un forte senso di attesa e di curiosità in chi sia capace di abbandonarsi allo stimolo sensoriale, al gioco mentale dei rimandi e delle allusioni, all’epidermico piacere visivo e all’esercizio intellettivo della ricostruzione formale.

Rodolfo Mattia Rocca, fotografo emergente nato a Roma nel 1982, si forma a Barcellona presso l’I.D.E.P.
Culturalmente orientato nell’ambito della Psicologia Olistica e Transpersonale della scuola Estel di Barcellona, l’Autore coniuga la percezione visiva con le suggestioni del profondo filtrate attraverso il medium fotografico. Ha già esposto le sue fotografie in numerosi e significativi contesti, in Italia e all'estero.


Contacts

26 ottobre 2011





ELISIRart presenta

S U S A N I T A

fotografie di Valentina Fontanella
musiche di Ernesto Fontanella


a cura di ELISA GOVI


dal 4 al 23 novembre 2011 | opening venerdì 4 novembre, dalle ore 18,00
Galleria RILIEVI contemporary art | Via della Reginella 1a | Roma

CATALOGO DELLA MOSTRA ON-LINE

La vera me è quella che fotografo” Susanita / Esplorare la propria natura è un viaggio che dura lo spazio di una vita o il tempo di una fotografia, quello che separa la messa in scena dalla ripresa. Una macchina digitale tra le mani ed un racconto da comunicare, la propria storia da capire e manifestare. In Mostra a Rilievi contemporary art gli autoritratti di Valentina Fontanella, in arte Susanita.
Per la prima volta in modo articolato si darà spazio e respiro al mondo interiore di un talento sorprendente, seguendo le ragioni di una rappresentazione mai scontata che incanta, diverte, emoziona. Che attrae, sempre.
Costumi, trucco, location, gesti, parole anche. Nulla è lasciato al caso nella sceneggiatura del racconto. Regista e prima attrice sempre lei, Susanita.
Se “l'amore è indimenticare” (verso tratto dalla poesia “L'amore cos'è” di Arsenio Bravuomo e scelto come filo rosso dell'intera mostra), fotografarsi è lo strumento di una indagine interiore, è la cura. Non basta delineare la realtà esterna con il filtro della propria sensibilità, c'è bisogno di scandagliare se stessi con ricorrenza ossessiva, l'obiettivo come specchio. Fotografare la propria immagine per prestare ascolto, per conoscere e riconoscere, coscientemente, è atto d'amore, di erotismo verso se stessi; è una reazione energica e vitale rispetto alle frustrazioni che attribuiamo al mondo di fuori, quello che non ci capisce, che non ci vuole, che non ci porta in trionfo. E identificare le tante sembianze che abitano la propria storia, dare forma alle diverse maschere è misurare come e quanto siamo capaci di essere, sul palcoscenico della vita. E' un modo per capire chi siamo, è un modo per capire che siamo. Ecco, in Mostra si potrà apprezzare chi è Susanita, chi è stata sin qui, con il piacere di assistere ad uno spettacolo irresistibile o leggere una storia da riconoscere, che parla di auto-guarigione, che è promessa di vita. 
Signori e Signori, ecco a Voi: S U S A N I T A ! ! !

Contatti
www.susanita.it | mail@susanita.it




27 settembre 2011


 
ZEFRAM
ECHOES”

a cura di Elisa Govi
28 settembre | 12 ottobre 2011


Galleria RILIEVI contemporary art | via della reginella 1a | 00186 Roma


tutti i giorni | ore 15-20


opening mercoledì 28 settembre | ore 19,30-22

 
Echoes” è un progetto scaturito dall'omonimo brano dei Pink Floyd, un autentico viaggio musicale di oltre 23 minuti, pubblicato per la prima volta nell'album “Meddle” del 1971. La migliore canzone mai scritta nella storia della musica, sostiene l'Autore, madre di visioni estreme e complementari, nero profondo ed esplosioni di luce, come la vita. Ogni passaggio è uno stimolo emozionale sconvolgente, ogni secondo è immagine potenziale che chiede di esistere, emblema di stati interiori universali. Ed eccole, le visioni.
La fotografia produce immagini, la mente pensa per immagini, ma se lascia andare la zavorra della coscienza le cose distinte e lontane si rivelano collegate tra loro da relazioni tanto più solide quanto illogiche. La realtà rimane a terra sotto il peso della contingenza relativa, incapace di rappresentare ciò che vive dietro il visibile. Le immagini create sono spazi psichedelici, rivelatori di una condizione mentale ed emotiva sospesa, che attentano agli stereotipi della verosimiglianza e disorientano chi guarda. La ragione chiede di cedere il passo. E non si tratta di inconscio automatico, in senso surrealista, gli stati emotivi sono cose concrete delle quali si ha consapevolezza, perché si sentono, si toccano, è un ignoto ancora inesplorato, ma già riconosciuto. Inquietudini, ossessioni, solitudini...vuoti. Lo spazio di dentro è un luogo rivelatore e silenzioso, ha volumi nitidi ed ha bisogno di reiterare i propri elementi. Il rumore lo fanno i colori, che si oppongono, si completano, rimbombano, che riempiono gli occhi e catalizzano le reazioni. Lo spazio di dentro ha bisogno di luce vivida, di disordine congelato, di tempo sospeso.
Per realizzarlo, Zefram parte dalla realtà, ne usa i luoghi e gli oggetti. Le forme degli umani, spaesate, sono capaci di rivelare quel che è vero, rispetto alla mistificazione del mondo che si accredita come oggettivamente certa.
Ed anche il modo di operare del nostro Autore è il più “reale” possibile. Per prima viene la visione, a seguire il progetto e la logistica per realizzarlo, perché queste fotografie, malgrado le apparenze, sono esito di una fase di preparazione e ripresa accurate in senso maniacale e di un processo molto meno significativo di post-produzione. Arriviamo al paradosso definitivo e concludente: non c'è invenzione digitale nelle immagini di Zefram, ciò che vedete è stato li...nella realtà.

Enrico De Marinis, in arte Zefram, fisico classe 1960, è stato docente presso l’Istituto Universitario Navale di Napoli ed attualmente è coinvolto in diversi progetti europei sulle telecomunicazioni. Ritorna a fotografare nel 2006, dopo un lungo periodo di rifiuto totale della fotografia utile a liberarsi dagli stereotipi del linguaggio visivo convenzionale. Negli ultimi tre anni ha esposto in diverse mostre collettive e personali e i suoi portfolio sono stati pubblicati da alcune tra le principali riviste di settore, francesi ed italiane.

 
 

Contatti
 

15 giugno 2011





Galleria RILIEVI, Via della Reginella 1a, Roma - tel. 06.95223340

T R A M F R A M E
fotografie di MASSIMILIANO CAMELLINI

Opening venerdì 24 giugno, ore 19 24 . 06 / 24 . 07. 2011

“Confessione di un libero catalogatore - Una finestra che si muove è stato il mio palcoscenico. Ho visto un volto che non ho più ritrovato, aveva il sentimento acuto della sirena di ambulanza che lo sorpassava, ma era già un altro e un altro e un altro e un altro. Uno mi sembrava di riconoscerlo, l'ho riconosciuto!, indossava i miei occhi di lunedì scorso, quando avrei voluto essere ovunque fuorché lì, su quella stessa sedia di tram. Un altro guardava avanti, sorrideva. Attese... Un profilo di ombra si è accorto di esistere perché lo seguivo. Solo un bambino ho visto giocare, imparava a scrivere tra i graffiti del vetro. Ho provato ad afferrare con la mente le loro vite, ad avere ragione dei loro pensieri, ma scivolavano volavano via in trasparenza. E' l'apologia dell'abbandono. Che beffa, mi dissi. Non ci ho più visto. Ho scattato! Lo confesso: ho scattato! Volevo catalogare quei profili volatili, fermare con un dito lo stridore infernale di quei binari, capire: dovevo smontare l'orologio, perdonatemi, pezzo per pezzo. Ho testato di potere fermare il flusso: non mi sono più fermato! Ora lasciatemi rappresentare il tempo che ho scelto, l'orologio è lo stesso ma io sono le lancette, clock clock clock clock clock, questi siamo noi...visti da chi è sceso dalla corsa: che “effetto” vi fate? Ora fatemi ciò che volete.” e.g. per m.c.


Orario apertura, tutti i giorni - 11,00 / 19,00 ingresso libero

Contatti
elisir.art@gmail.com - galleriarilieviroma@gmail.com
www.massimilianocamellini.org - info@massimilianocamellini.org

Curatori : Elisa Govi, Maurizio Lamorgese

Autore: Massimiliano Camellini

27 maggio 2011



Galleria RILIEVI, Via della Reginella 1a, Roma - tel. 06.95223340




ATTRAVERSO L'OBLIO
ROBERTA DEMEGLIO . photo-sensory exhibition


Opening venerdì 3 giugno, ore 18.30 03 / 17 . 06 . 2011


“Allora decisi di abbandonare al suo destino la mia identità, “vai all'inferno” le urlai addosso, desideravo restituire all'universo il mio nome, il volto, la storia di una vita senza autore. Affonda il corpo pesante mentre l' anima si nutre del liquido sacro che mi avvolge. La memoria non può mentire, ricordo, ricordo un tempo molto vicino quando questa era la mia casa. Silenziosa, nutriente, vitale. Ecco chi sono, sono questo luogo, sono lo spazio bianco. Non ho nostalgia della finzione che ho fatto morire, l'ho vista spegnersi, ho seguito con gli occhi la sua agonia, il piacere di un brivido mi ha solleticato lo spirito. Non esiste più. E mentre il travaglio suscita ancora le sue bolle di superficie, pezzo per pezzo torno a galla, come bambina dal ventre della mia mamma. La medesima apparenza non inganni chi sa vedere. Sono il veicolo permanente di una trasformazione ignota. E Voi con me. Cerco il dialogo perforante, lo scontro frontale, l'incontro, Vi invito qui ad attraversare il medesimo rituale metamorfico. Voglio vedere chi saprà infilare questa mascherina per la respirazione ed intraprendere il Suo viaggio. Non verrete alla mia Mostra per guardarmi, ma per esperire la Vostra Natura, siete Voi i protagonisti, in cerca di uno specchio.”
e.g. per r.d.


Orario apertura, tutti i giorni - 11,00 / 19,00 ingresso libero


Contatti
www.elisirart.blogspot.com - elisir.art@gmail.com - galleriarilieviroma@gmail.com
www.robertademeglio.com - info@robertademeglio.com


Curatori : Elisa Govi, Maurizio Lamorgese
Autore: Roberta Demeglio
Musiche: Melinda Ligeti

16 maggio 2011



Fonderia delle Arti, Via Assisi 31, 00181 Roma
tel. 06.7842112

WORK IN' MALI
Personale fotografica di GIGI MONTALI

Opening sabato 4 giugno, ore 19.30

04.06.2011 / 25.06.2011

Abstract – La fotografia di Gigi Montali è testimonianza di una delle molteplici realtà che appartengono allo stato attuale del mondo, del nostro mondo: il Mali, una ferita d' Africa inghiottita dal deserto e riposta con cura nel sottoscala della ragione occidentale, una terra dimenticata e lo stoico procedere delle popolazioni autoctone. Lo sappiamo, il valore documentale delle immagini appartiene alla genetica della fotografia, sin dalle origini: come registratore della realtà, per costruire un archivio, specchio per il presente e enciclopedia per il futuro, il documento fotografico avrà sempre ragione di esistere. Era il 1932 quando Lewis W. Hine pubblicò “Men at work”, una serie di immagini di lavoratori d'America, compresi gli operai dediti alla costruzione dell'Empire State Building. Come allora, la serie “Work in Mali” oggi è lontana dalla ricerca dell'effetto drammatico, sensazionale, del giudizio urlato. L'Autore carpisce documenti diretti ed immediati di una condizione oggettivamente problematica, con la volontà di comunicare nella visione d'insieme un dato di fatto. C'è desiderio di comprensione in queste immagini, eppure è raro l'indugio sui dettagli d'effetto; a dominare è la discrezione di chi osserva da lontano, con occhio straniero, il rispettoso tentativo di catturare il tutto come contenitore di ogni piega di presente utile alla memoria, perché la cognizione ha bisogno di ricordo, sospensione del giudizio, confronto di verità, a partire dalle manifestazioni concrete che le attestano.

Orario apertura, da lun a ven 09,00 – 20,00 / sabato 10,00 – 16,00

Ingresso: tessera associativa euro 2,00

Contatti
www.elisirart.blogspot.com - elisir.art@gmail.com - www.fonderiadellearti.com
www.gigimontali.it - gigi@gigimontali.it

Curatori : Elisa Govi, Maurizio Lamorgese

Fotografo: Gigi Montali