17 agosto 2010

TO REFLECT - BERLIN

TO REFLECT
a cura di Jelmoni Studio Gallery
in collaborazione con J&J officina creativa ed ELISIRart

CoachingCulture Gallery
Werbellinstrasse, 50
Berlin

dal 4 settembre al 24 settembre 2010
inaugurazione 4 settembre, ore 20,00

Artisti partecipanti:
Gianluigi Alberio, Mario Artioli Tavani, Roberto Ascoli, Franco Barrese, Paolo Buzi, Regina Di Attanasio, Inihccor, Malia, Giulia Marchi, Nani Marcucci Pinoli, Federico Martino Stella, Gualdo Rocco, Marzia Roversi, Paolo Rossetto, Maria Savino, Tiziana Vecchi, Stefano Visora.

Scrive Elisa Govi: “Viviamo un tempo disarmonico, la globalizzazione pervade il sistema dell'arte che a sua volta è da sempre refrattario a definizioni stabili, l' inconscio collettivo di epoche di luoghi diversi lo ha di volta in volta reinventato, e ambizioni universali ed artisti locali continuano a tessere trame di un presente non concluso. Dal decadere di tradizionali certezze e dal vibrare di feconde forze centrifughe, si appresta una ennesima definizione, globalizzata, di pensiero, percezione, di rappresentazione del mondo. E nel mentre? In questo black out spazio-temporale di indefinitezza culturale, dove la discontinuità dei fenomeni ha messo definitivamente in crisi la possibilità di una immagine unitaria e assoluta, l'arte si limita a suggerire un modo di vedere il presente e, vedendolo, acccettarlo, integrarlo alla propria sensibilità. L'arte contemporanea, insomma, è riflesso carpito dalla realtà; non la racconta, la è, ben lungi ancora dal tentativo di comprenderla. Da ciò, l'implicazione di un campo di possibilità interpretative sterminato,
l' inesausta proliferazione di contrasti e opposizioni ad ogni rinnovato sguardo, una eterogeneità che la nostra civiltà va perseguendo come valore prezioso, perché tutti i dati della cultura globale ci inducono a concepire, sentire e dunque vedere il mondo secondo la categoria delle possibilità.

La Mostra “To Reflect”, che prende vita a Berlino, cuore pulsante dell'arte contemporanea europea, dal 4 al 24 settembre 2010, nell'ospitare 17 autori internazionali, esponenti di linguaggi diversi, sarà dunque a sua volta occasione di riflessione sullo stato attuale, del mondo e dell'arte, non rappresentato ma specchiato, nel delicato territorio di incontro tra artista-curatore e contesto: gli spazi della Coaching Culture Gallery, antica birreria dove i segni del tempo paiono assecondare la nostra visione di un contamporaneo dell'arte in evoluzione” e.g./agosto 2010

14 agosto 2010

Angelo Petrucci, del corpo come forma simbolica

Il corpo e il mondo che lo ospita, le cose e il corpo che le contiene, dipinti; raro oggi non riconoscere, pur tra le pieghe di uno studio d'autore, le impronta troppo forti di percorsi novecenteschi già tracciati e spesso risolti. C'era un tempo nel quale il corpo dipinto restituiva al suo creatore la misura di un rapporto tra il sé, l'altro da sé e la storia di un'arte tutta in divenire. Oggi, la figura ri-creata sembra impotente a rappresentare altro rispetto all'annoiato e decaduto epigono di racconti finiti, o a mutuare forme proprie a linguaggi propri di arti visive contemporanee. Da questo punto di vista, Angelo Petrucci è un unicum, un punto esclamativo lanciato nello stagno dell'apatia nella quale pare immersa l'arte figurativa dipinta. I suoi lavori costituiscono illuminanti chiavi di lettura contemporanee di un soggetto universale nell'arte, perché connaturato all'esistenza, affrontato con una tecnica altrettanto trasversale alla storia. Proviamo a comprenderne le ragioni.
Intanto iniziamo col precisare che Petrucci dipinge, con olio su tela. La evidente formazione accademica si materializza in una misurata consapevolezza del fare, sin dai primi lavori pubblicati, della metà degli anni settanta; i riferimenti culturali assumono il peso di basi in commistione tra loro sopra le quali appoggiare le proprie visioni, non sono mai schemi interpretativi preconfezionati. Il segno è materico, la materia è disegnata...e forma e contenuto raggiungono a partire dagli esordi degli anni ottanta un equilibrio compiuto. E' allora che la ricerca di Petrucci inizia a sostanziarsi di elementi che permangono sino ad oggi, seppure in evoluzione.
Il corpo?: è fatto della stessa materia vitale di cui si compone l'universo. Come parte del tutto, è frammento senza volto, senza nome, sottratto all'identità e al tempo che lo hanno prodotto. Il corpo è parte dell'enigma irrisolto che sottende al mistero della vita e che coinvolge parimenti lo spazio che lo compenetra. "Madre Terra" potrebbe essere il nome destinato ad una di queste essenze impersonali sostanziate del colore della terra stessa. Res e humana sono dunque presenze imprescindibili nelle opere dell'autore, ma in questa riproposizione di molecole di universalità, nulla è concesso al caos disorganizzato: tutto, come in un rebus pronto ad auto-risolversi, ha una precisa ragione di essere in quel luogo, di quel tempo sospeso. Dunque da niente si può prescindere, lo "sfondo" spesso incombe in primo piano, condiziona l'essenza del corpo, pure l'ombra su di esso si fa densa consistenza.
Il complesso tema di forze è leggibile in virtù del delicato equilibrio visuale fra dimensioni, distanze, direzioni, curvature, volumi. Ciascun elemento possiede una forma appropriata in relazione a tutte le altre, fissando così un ordine definitivo nel quale tutte le forze componenti si contengono a vicenda, nessuna di esse può imporre alcun mutamento nell'interrelazione. Il gioco di forze si trova in quiete apparente. Ma il corpo rimane l'elemento propulsivo, vitale, che rompe la permanenza, che è motore di cambiamento; in questo senso, è la chiave di volta di queste composizioni.
Il corpo di Petrucci è sintetizzato, generato dall'espressività gestuale ed emozionale di se stesso. E' tridimensione dipinta, vitale sensualità potenziata dalla memoria, che sublima il reale, lo rende simbolico. Il corpo, dunque, come forma simbolica, richiede una conoscenza che implica volontario avvicinamento, ricerca perseguita, lenta penetrazione: è quella praticata dall'autore, è quella reiterata ad ogni rinnovato sguardo dello spettatore. Arrivati alla scoperta ci si accorge che quel corpo è parte di un tutto, arrivati al particolare, la visione è dunque la stessa del punto di partenza. A cambiare è l'esperienza. Comprendere l'opera, coglierla come totalità, è funzione di una rivelazione, l'immediatezza sospende la dimensione temporale, la visione logica dovrebbe restituirci il motivo di tale rivelazione.
L'avvicinamento alla conoscenza necessita di un medium, di un linguaggio interpretativo. Ecco quindi la presenza costante di grate, elementi geometrici, che spesso incombono sin dalla metà degli anni ottanta, dinnanzi alle presenze umane; costrizioni percettive, ma anche veicoli di comprensione, tentativi di porre una logica alla realtà, caotica e mutevole. L'uomo ha bisogno di regolarità, la impone alla propria visione perché è funzionale, dal punto di vista conoscitivo. Questa rigidità dietro la quale si cela il dis-ordine, ci pone dinnanzi ad un interrogativo che per ora sembra rimanere irrisolto, ovvero di quale sia il rapporto tra le due tendenze cosmiche, quella volta al disordine meccanico e quella volta all'ordine geometrico. Talvolta, colate di sangue informale spezzano le griglie, è la vita che incombe, supera le costrizioni che la ragione prova ad imporsi. Ma Petrucci riesce sempre con maestria suprema ad imporre all'organizzazione della visione il proprio schema strutturale; allo spettatore è restituito un punto di vista, l' osservazione è accompagnata.

Guardando all'intera produzione di Petrucci sin qui svolta, colpisce la coerenza della ricerca nelle direzioni sopra dette, anzi i processi paiono chiarirsi e raffinarsi nel tempo. Accanto ad un procedere dalla semplicità alla complessità dello studio, si ha un procedere dalla confusione verso l'ordine nella consapevolezza dell'indagine. Con il tempo, lo sviluppo, la metamorfosi, presenta un moltiplicarsi di parti dissimili, ma anche un accrescimento della precisione con la quale tali parti sono contraddistinte l'una rispetto all'altra; e ciò è più che evidente se confrontiamo la recente produzione, dal 2008 ad oggi, con quella che la ha preceduta.

I dipinti di Petrucci sono raffigurazioni di enigmi da decifrare, restituiscono la presa di coscienza di una visione d'insieme del realtà, che presuppone il dettaglio, nel contesto metamorfico del presente; ci svelano la cocente contemporaneità di un osservatore che ha colto l'unità di misura entropica del mondo ed insieme la sua imperscrutabile soluzione. Nell'incontro, nell'opera intitolata "Figure" (olio su tela, 2008) forse, la parziale soluzione: lì la grata interpretativa scivola in secondo piano.
Nella fusione con l'altro sopiscono le tensioni interpretative, assecondare placidamente il ciclo naturale rimane per ora l'unica soluzione.

e.g./ luglio 2010

11 agosto 2010

SoWeART! - Libera Rassegna di Arti Visive a cura di ELISIRart


“SIAMO ARTE, non lo sappiamo perché presi troppo spesso a criticare, giudicare, condannare, perché non sappiamo vedere gli altri come una parte di noi...siamo arte, quasi sempre dimenticata in cantine polverose...” m.l.




L'arte contemporanea è presente immanente, è vita afferrata e trattenuta al volo nell'istante del suo passaggio, ci si diverte a vederla perché non si sa come andrà a finire. Per chi è abituato all'arte del tempo concluso, l'incontro col presente è una vertigine, un delirio temporale, che stimola le reazioni più inaspettate, perché sfugge alla “umana” necessità di categorizzare il pensiero, di ridurlo entro schemi precostituiti già noti. Fastidio, ribrezzo, disappunto, rabbia, piacere, emozione, ilarità: tutto, l'arte contemporanea è un sensibile stimolatore di coscienze.
L'arte è il sangue rosso nelle vene della storia del mondo. E' la stessa sostanza vitale di cui è imbevuto il logo di questa Mostra. Non esistono società senza arte, perché non c'è inconscio collettivo che ne possa fare a meno, le società che la trascurano, la calpestano, che si illudono del contrario, sono destinate a morire dissanguate. L'arte non è un dio, ma una cosa molto umana, terrena. Per viverla, non servono riti d'iniziazione e neppure sacerdoti. Serviamo noi, la nostra consapevolezza di essere uomini del presente. Chi la disprezza, rimpiangendo il passato, non comprende che pure quegli indiscussi capolavori parlano del loro presente. Rimpiangere l'arte del passato significa negare l'oggi e rinunciare al futuro. Significa rinunciare al carburante, gratuito, del progresso e della civiltà.
L'arte contemporanea SIAMO NOI dunque: SoWeArt! Siamo noi, come riusciamo ad intravederci allo specchio del presente, a volte sostenere lo sguardo è faticoso, ma trascurare di guardarsi rimane un'occasione mancata. L'arte è un'espressione necessaria della realtà del mondo e del tentativo di comprenderla, è comunicazione. Ecco perché questa Rassegna, che qui ha inizio, potrebbe idealmente non finire mai, sin quando il presente non avrà fine. E' immaginata e concepita con quattro occhi, circa, ma ci auguriamo sia vista con tanti sguardi diversi, quanti saranno i visitatori.
Che condividiate o meno la visione che da tale incontro scaturirà, aggiratevi in questo spazio bianco concentrando il pensiero, rallentate i movimenti e non perdetevi la brulicante energia che si sprigiona dalla relazione ancora viva tra il luogo in cui l'arte nasce è il luogo in cui l'arte è mostrata. Il passaggio non sarà stato vano se sarete riusciti a pensare con la vostra testa e a godervi l'arte che più sa emozionarvi. Emozioni ed opinioni non sono mai la Verità, ma lasciano una traccia.
Benvenuti a SoWeArt! Libera rassegna di Arti Visive a cura di ELISIRart / e.g.

Gli artisti partecipanti:
Roberta Demeglio – demroby@hotmail.it Edith Dzieduszycka – edith@mclink.it Emanuela Fera – emafera@tiscalinet.it Tito Gargamelli – tito.gargamelli@gmail.com
Gianluca Garrapa – g.garrapa@libero.it Maria Listur – maria.maria@tiscalinet.it Elisabetta Losi – www.incisionielisabettalosi.com Lamberto Melina – www.lambertomelina.com
Mauro Pallotta – maupal2000@yahoo.it Marco Severini – www.marcoseverini.com Emanuele Sgarbi – www.emanuelesgarbifotografo.com Caterina Vitellozzi – www.caterinavit.
com