03 dicembre 2011





ELISIRart


presenta



MARTINO CUSANO
I NUMERI PER DIRLO

solo photo exhibition




a cura di ELISA GOVI





Galleria RILIEVI contemporary art


Via della Reginella 1a, Roma | 06.95223340




dal 10 al 18 dicembre 2011



dal martedì alla domenica, ore 14/19 | altri orari su appuntamento


inaugurazione sabato 10 dicembre, dalle ore 18,30







catalogo disponibile in Mostra / catalog available in the Gallery






Sono 287 i volti, ritratti in bianco e nero. Altrettanti i numeri, sempre diversi, a segnare la pelle di ognuno. Sono “I numeri per dirlo”.
Lo schema di ripresa fisso ha informato la ricerca: pellicola medio formato, inquadratura e luce costanti su fondo neutro, obiettivo 120 mm con tubo di prolunga.
Sospeso il pregiudizio selettivo del fotografo, le persone hanno scelto di partecipare, invitate a porgere il profilo sinistro e ad indossare il numero. Ritratti. Ognuno mette in atto una rappresentazione, facendo proprio lo spazio, la luce, l'inquadratura comuni. Facendo proprio il numero, che vediamo nitidamente piegarsi, farsi mero testimone di personalità. Numeri portati al guinzaglio, da abili indossatori. Identità comuni, aperte al riconoscimento di chi guarda; il punto di ripresa molto ravvicinato infrange la sfera di protezione del soggetto, ogni scatto è un atto di accoglienza, è relazione, che invita a prendere parte, mentale ed emotiva. Ogni ritratto è rappresentazione di sé e inevitabilmente di una categoria, di una inclinazione, di un dato ordinario. E' Insieme effige e simbolo. Un progetto corale, per premesse ed esiti di ricerca.
Se realizzare l'indagine ha significato stabilire con il mondo una relazione di investigazione sperimentale, osservare queste immagini oggi è fare un viaggio di riflessione intenso, che ha bisogno di agilità. E' un esercizio mentale stuzzicante.
Il punctum contro il quale lo spettatore si scontra, ad ogni scatto, è una apparente dicotomia: da una parte il numero, marchiato su ogni volto, emblema di disumanizzazione. Il tabù culturale. Di contro l'evidenza urlante dell'individuo, che immancabilmente colpisce, attrae, emoziona, invita ad entrare. “I numeri per dirlo” è un progetto-concetto, che svela il conflitto e ne evidenzia al contempo la soluzione. Lo scontro si scioglie nella eloquenza di un panorama sufficientemente differenziato di umanità, in grado di provare la unicità irripetibile e imperscrutabile di ogni persona, a partire dal ventre materno. Fermandosi davanti a questo tipo di documentazione ci si sorprende a inseguire vite che non potrebbero mai confondersi e che pure ci sembra di riconoscere. Il ritratto ha una peculiarità spirituale, come esito che conduce in unità le molteplicità degli elementi del mondo. Il volto sintetizza il coesistere delle cose nello spazio e nel tempo all'unità di una immagine, di un concetto, di un pensiero. In ognuno di questi volti c'è il Tutto. Lì è custodita la forza di cui sono portatori, rispetto agli intenti del progetto, al di là di ogni significato di rappresentazione. Tutti esprimono l' intensità di un universo unico e insieme condiviso, con una storia davanti e dietro di sé. Febbrile farsi portare via dalle libere interpretazioni che le persone coinvolte hanno affermato, dare respiro agli sguardi, lasciarli parlare. All'inizio del suo saggio sul significato estetico del volto, Georg Simmel scriveva che “il ruolo incomparabile che spetta al volto umano nella cerchia degli interessi delle arti figurative” è determinato “dal fatto che nella forma del volto l'anima si esprime nel modo più chiaro”. Cosa volete che sia un piccolo numero al cospetto di tanto? Un decoro, un segno da indossare. E' il numero anzi a farsi testimone di unicità, a riempirsi dello spirito del soggetto, a denotarsene. Portatori sani di numero, questi individui.
I numeri per dirlo” smentisce il concetto di ripetizione o catalogazione delle premesse e tocca al centro un cardine del nostro background culturale. E' la rivincita del principio di unicità sulla standardizzazione del pensiero indotta da archetipi comuni che qui assistiamo crollare, nella evidenza della forza vittoriosa e irrefrenabile che attiene al mistero infinito dell'esistenza.


19 novembre 2011







ELISIRart

presenta



RODOLFO ROCCA

ANIMAL LANDSCAPE

photo exhibition




Galleria RILIEVI contemporary art
Via della Reginella 1a, Roma | 06.95223340


dal 25 novembre al 4 dicembre 2011
dal martedì alla domenica, ore 14/19 | altri orari su appuntamento


inaugurazione venerdì 25 novembre, dalle ore 18,30



Cavallo, cane, gatto, mucca, pavone, anatra” parole che evocano immediatamente e in modo inequivocabile una determinata immagine, associandosi a idee e forme condivise in quanto riscontrabili in esperienze dirette, basate su dati reali e verificabili per cui è facile intendersi. Ciò vale, in effetti, per il referente di tipo reale esistente o esistito, come un cane o un dinosauro, ma anche per il referente di tipo immaginativo, come un drago o una chimera, che nessuno ha mai “conosciuto” direttamente ma che, attraverso rappresentazioni e storie riportate nel tempo, risulta in genere riconoscibile da chiunque cosicché, attraverso processi condivisi, la fantasia stessa tende ad assumere consistenza reale. Ma quando si perlustra il soggetto a distanza ravvicinata, evitando la morfologia complessiva per estrapolarne particolari emergenti e abbandonando la riconoscibilità immediata, si entra in un mondo diverso in cui il dato reale perde di significato oggettivo assumendo valore astratto, simbolico o analogico. È allora che la porzione di questo particolare territorio, considerato dal punto di vista prospettico o descrittivo, trattato con senso affettivo ed associato a valutazioni di ordine diverso, diventa un paesaggio che, come tale, può essere “incantevole”, “squallido”, “pittoresco”, “melanconico”, se riportato a valutazioni di ordine artistico o estetico oppure “montano”, “desertico”, “lunare” se riferito a valutazioni di ordine geografico. È vero, infatti, che il paesaggio può essere letto indifferentemente da entrambi i punti di vista legati a stati diversificati : di tipo affettivo-soggettivo connessi alla vita interiore o di tipo cognitivo-oggettivo riferibili al corso esperienziale ancorché le due visuali possano arrivare ad integrarsi in un piano organico percettivo-intellettivo senza il prevalere dell’una sull’altra. È così che si entra in un campo di natura pittorica nel quale manti villosi o scabri, uniti o pezzati, livree piumose o lanose, crini folti o sfibrati, ciuffi di peli o di setole, pellicce soffici o irsute creano tavolozze vibranti ed animate da una struttura sotto epidermica o profonda di cui si intuisce la natura venosa, tendinea, muscolare od ossea. In questa situazione i tegumenti animali, percepiti gradualmente e con attenzione, diventano stesure cromatico-compositive che evocano altre superfici : distese di terra riarsa, coltri di soffici piumini, increspature sabbiose, avvallamenti montani, tappeti lanuginosi od anche “pure forme” dal forte impatto percettivo costruite da riccioli e fili di luce, crespe leggere, campiture nette, vibrazioni palpabili. Attraverso tratteggiature filamentose, macchie sfrangiate, ombreggiature cupe e sottilmente sfumate che invadono a tutto campo inquadrature apparentemente bidimensionali e senza direzione, lo sguardo ricerca la forma e il verso di lettura, insinuandosi nella sottile tessitura dei segni e perseguendo attraverso la parcellizzazione morfologica e la trama grafica la struttura globale dell’immagine. Nel contempo, lungo tale percorso si attiva un processo visivo e mentale che dichiara la precisa impostazione gestaltistica della ricerca fotografica nel suo rapporto psicologico e artistico tra l’elemento sensibile e ottico e quello riflesso e nell’effetto spiccatamente dinamico e coinvolgente dell’espressione linguistica. Ogni presenza sollecita così uno sforzo sul piano dell’attenzione e una concentrazione visiva che suscitano un forte senso di attesa e di curiosità in chi sia capace di abbandonarsi allo stimolo sensoriale, al gioco mentale dei rimandi e delle allusioni, all’epidermico piacere visivo e all’esercizio intellettivo della ricostruzione formale.

Rodolfo Mattia Rocca, fotografo emergente nato a Roma nel 1982, si forma a Barcellona presso l’I.D.E.P.
Culturalmente orientato nell’ambito della Psicologia Olistica e Transpersonale della scuola Estel di Barcellona, l’Autore coniuga la percezione visiva con le suggestioni del profondo filtrate attraverso il medium fotografico. Ha già esposto le sue fotografie in numerosi e significativi contesti, in Italia e all'estero.


Contacts

26 ottobre 2011





ELISIRart presenta

S U S A N I T A

fotografie di Valentina Fontanella
musiche di Ernesto Fontanella


a cura di ELISA GOVI


dal 4 al 23 novembre 2011 | opening venerdì 4 novembre, dalle ore 18,00
Galleria RILIEVI contemporary art | Via della Reginella 1a | Roma

CATALOGO DELLA MOSTRA ON-LINE

La vera me è quella che fotografo” Susanita / Esplorare la propria natura è un viaggio che dura lo spazio di una vita o il tempo di una fotografia, quello che separa la messa in scena dalla ripresa. Una macchina digitale tra le mani ed un racconto da comunicare, la propria storia da capire e manifestare. In Mostra a Rilievi contemporary art gli autoritratti di Valentina Fontanella, in arte Susanita.
Per la prima volta in modo articolato si darà spazio e respiro al mondo interiore di un talento sorprendente, seguendo le ragioni di una rappresentazione mai scontata che incanta, diverte, emoziona. Che attrae, sempre.
Costumi, trucco, location, gesti, parole anche. Nulla è lasciato al caso nella sceneggiatura del racconto. Regista e prima attrice sempre lei, Susanita.
Se “l'amore è indimenticare” (verso tratto dalla poesia “L'amore cos'è” di Arsenio Bravuomo e scelto come filo rosso dell'intera mostra), fotografarsi è lo strumento di una indagine interiore, è la cura. Non basta delineare la realtà esterna con il filtro della propria sensibilità, c'è bisogno di scandagliare se stessi con ricorrenza ossessiva, l'obiettivo come specchio. Fotografare la propria immagine per prestare ascolto, per conoscere e riconoscere, coscientemente, è atto d'amore, di erotismo verso se stessi; è una reazione energica e vitale rispetto alle frustrazioni che attribuiamo al mondo di fuori, quello che non ci capisce, che non ci vuole, che non ci porta in trionfo. E identificare le tante sembianze che abitano la propria storia, dare forma alle diverse maschere è misurare come e quanto siamo capaci di essere, sul palcoscenico della vita. E' un modo per capire chi siamo, è un modo per capire che siamo. Ecco, in Mostra si potrà apprezzare chi è Susanita, chi è stata sin qui, con il piacere di assistere ad uno spettacolo irresistibile o leggere una storia da riconoscere, che parla di auto-guarigione, che è promessa di vita. 
Signori e Signori, ecco a Voi: S U S A N I T A ! ! !

Contatti
www.susanita.it | mail@susanita.it




27 settembre 2011


 
ZEFRAM
ECHOES”

a cura di Elisa Govi
28 settembre | 12 ottobre 2011


Galleria RILIEVI contemporary art | via della reginella 1a | 00186 Roma


tutti i giorni | ore 15-20


opening mercoledì 28 settembre | ore 19,30-22

 
Echoes” è un progetto scaturito dall'omonimo brano dei Pink Floyd, un autentico viaggio musicale di oltre 23 minuti, pubblicato per la prima volta nell'album “Meddle” del 1971. La migliore canzone mai scritta nella storia della musica, sostiene l'Autore, madre di visioni estreme e complementari, nero profondo ed esplosioni di luce, come la vita. Ogni passaggio è uno stimolo emozionale sconvolgente, ogni secondo è immagine potenziale che chiede di esistere, emblema di stati interiori universali. Ed eccole, le visioni.
La fotografia produce immagini, la mente pensa per immagini, ma se lascia andare la zavorra della coscienza le cose distinte e lontane si rivelano collegate tra loro da relazioni tanto più solide quanto illogiche. La realtà rimane a terra sotto il peso della contingenza relativa, incapace di rappresentare ciò che vive dietro il visibile. Le immagini create sono spazi psichedelici, rivelatori di una condizione mentale ed emotiva sospesa, che attentano agli stereotipi della verosimiglianza e disorientano chi guarda. La ragione chiede di cedere il passo. E non si tratta di inconscio automatico, in senso surrealista, gli stati emotivi sono cose concrete delle quali si ha consapevolezza, perché si sentono, si toccano, è un ignoto ancora inesplorato, ma già riconosciuto. Inquietudini, ossessioni, solitudini...vuoti. Lo spazio di dentro è un luogo rivelatore e silenzioso, ha volumi nitidi ed ha bisogno di reiterare i propri elementi. Il rumore lo fanno i colori, che si oppongono, si completano, rimbombano, che riempiono gli occhi e catalizzano le reazioni. Lo spazio di dentro ha bisogno di luce vivida, di disordine congelato, di tempo sospeso.
Per realizzarlo, Zefram parte dalla realtà, ne usa i luoghi e gli oggetti. Le forme degli umani, spaesate, sono capaci di rivelare quel che è vero, rispetto alla mistificazione del mondo che si accredita come oggettivamente certa.
Ed anche il modo di operare del nostro Autore è il più “reale” possibile. Per prima viene la visione, a seguire il progetto e la logistica per realizzarlo, perché queste fotografie, malgrado le apparenze, sono esito di una fase di preparazione e ripresa accurate in senso maniacale e di un processo molto meno significativo di post-produzione. Arriviamo al paradosso definitivo e concludente: non c'è invenzione digitale nelle immagini di Zefram, ciò che vedete è stato li...nella realtà.

Enrico De Marinis, in arte Zefram, fisico classe 1960, è stato docente presso l’Istituto Universitario Navale di Napoli ed attualmente è coinvolto in diversi progetti europei sulle telecomunicazioni. Ritorna a fotografare nel 2006, dopo un lungo periodo di rifiuto totale della fotografia utile a liberarsi dagli stereotipi del linguaggio visivo convenzionale. Negli ultimi tre anni ha esposto in diverse mostre collettive e personali e i suoi portfolio sono stati pubblicati da alcune tra le principali riviste di settore, francesi ed italiane.

 
 

Contatti
 

15 giugno 2011





Galleria RILIEVI, Via della Reginella 1a, Roma - tel. 06.95223340

T R A M F R A M E
fotografie di MASSIMILIANO CAMELLINI

Opening venerdì 24 giugno, ore 19 24 . 06 / 24 . 07. 2011

“Confessione di un libero catalogatore - Una finestra che si muove è stato il mio palcoscenico. Ho visto un volto che non ho più ritrovato, aveva il sentimento acuto della sirena di ambulanza che lo sorpassava, ma era già un altro e un altro e un altro e un altro. Uno mi sembrava di riconoscerlo, l'ho riconosciuto!, indossava i miei occhi di lunedì scorso, quando avrei voluto essere ovunque fuorché lì, su quella stessa sedia di tram. Un altro guardava avanti, sorrideva. Attese... Un profilo di ombra si è accorto di esistere perché lo seguivo. Solo un bambino ho visto giocare, imparava a scrivere tra i graffiti del vetro. Ho provato ad afferrare con la mente le loro vite, ad avere ragione dei loro pensieri, ma scivolavano volavano via in trasparenza. E' l'apologia dell'abbandono. Che beffa, mi dissi. Non ci ho più visto. Ho scattato! Lo confesso: ho scattato! Volevo catalogare quei profili volatili, fermare con un dito lo stridore infernale di quei binari, capire: dovevo smontare l'orologio, perdonatemi, pezzo per pezzo. Ho testato di potere fermare il flusso: non mi sono più fermato! Ora lasciatemi rappresentare il tempo che ho scelto, l'orologio è lo stesso ma io sono le lancette, clock clock clock clock clock, questi siamo noi...visti da chi è sceso dalla corsa: che “effetto” vi fate? Ora fatemi ciò che volete.” e.g. per m.c.


Orario apertura, tutti i giorni - 11,00 / 19,00 ingresso libero

Contatti
elisir.art@gmail.com - galleriarilieviroma@gmail.com
www.massimilianocamellini.org - info@massimilianocamellini.org

Curatori : Elisa Govi, Maurizio Lamorgese

Autore: Massimiliano Camellini

27 maggio 2011



Galleria RILIEVI, Via della Reginella 1a, Roma - tel. 06.95223340




ATTRAVERSO L'OBLIO
ROBERTA DEMEGLIO . photo-sensory exhibition


Opening venerdì 3 giugno, ore 18.30 03 / 17 . 06 . 2011


“Allora decisi di abbandonare al suo destino la mia identità, “vai all'inferno” le urlai addosso, desideravo restituire all'universo il mio nome, il volto, la storia di una vita senza autore. Affonda il corpo pesante mentre l' anima si nutre del liquido sacro che mi avvolge. La memoria non può mentire, ricordo, ricordo un tempo molto vicino quando questa era la mia casa. Silenziosa, nutriente, vitale. Ecco chi sono, sono questo luogo, sono lo spazio bianco. Non ho nostalgia della finzione che ho fatto morire, l'ho vista spegnersi, ho seguito con gli occhi la sua agonia, il piacere di un brivido mi ha solleticato lo spirito. Non esiste più. E mentre il travaglio suscita ancora le sue bolle di superficie, pezzo per pezzo torno a galla, come bambina dal ventre della mia mamma. La medesima apparenza non inganni chi sa vedere. Sono il veicolo permanente di una trasformazione ignota. E Voi con me. Cerco il dialogo perforante, lo scontro frontale, l'incontro, Vi invito qui ad attraversare il medesimo rituale metamorfico. Voglio vedere chi saprà infilare questa mascherina per la respirazione ed intraprendere il Suo viaggio. Non verrete alla mia Mostra per guardarmi, ma per esperire la Vostra Natura, siete Voi i protagonisti, in cerca di uno specchio.”
e.g. per r.d.


Orario apertura, tutti i giorni - 11,00 / 19,00 ingresso libero


Contatti
www.elisirart.blogspot.com - elisir.art@gmail.com - galleriarilieviroma@gmail.com
www.robertademeglio.com - info@robertademeglio.com


Curatori : Elisa Govi, Maurizio Lamorgese
Autore: Roberta Demeglio
Musiche: Melinda Ligeti

16 maggio 2011



Fonderia delle Arti, Via Assisi 31, 00181 Roma
tel. 06.7842112

WORK IN' MALI
Personale fotografica di GIGI MONTALI

Opening sabato 4 giugno, ore 19.30

04.06.2011 / 25.06.2011

Abstract – La fotografia di Gigi Montali è testimonianza di una delle molteplici realtà che appartengono allo stato attuale del mondo, del nostro mondo: il Mali, una ferita d' Africa inghiottita dal deserto e riposta con cura nel sottoscala della ragione occidentale, una terra dimenticata e lo stoico procedere delle popolazioni autoctone. Lo sappiamo, il valore documentale delle immagini appartiene alla genetica della fotografia, sin dalle origini: come registratore della realtà, per costruire un archivio, specchio per il presente e enciclopedia per il futuro, il documento fotografico avrà sempre ragione di esistere. Era il 1932 quando Lewis W. Hine pubblicò “Men at work”, una serie di immagini di lavoratori d'America, compresi gli operai dediti alla costruzione dell'Empire State Building. Come allora, la serie “Work in Mali” oggi è lontana dalla ricerca dell'effetto drammatico, sensazionale, del giudizio urlato. L'Autore carpisce documenti diretti ed immediati di una condizione oggettivamente problematica, con la volontà di comunicare nella visione d'insieme un dato di fatto. C'è desiderio di comprensione in queste immagini, eppure è raro l'indugio sui dettagli d'effetto; a dominare è la discrezione di chi osserva da lontano, con occhio straniero, il rispettoso tentativo di catturare il tutto come contenitore di ogni piega di presente utile alla memoria, perché la cognizione ha bisogno di ricordo, sospensione del giudizio, confronto di verità, a partire dalle manifestazioni concrete che le attestano.

Orario apertura, da lun a ven 09,00 – 20,00 / sabato 10,00 – 16,00

Ingresso: tessera associativa euro 2,00

Contatti
www.elisirart.blogspot.com - elisir.art@gmail.com - www.fonderiadellearti.com
www.gigimontali.it - gigi@gigimontali.it

Curatori : Elisa Govi, Maurizio Lamorgese

Fotografo: Gigi Montali

29 aprile 2011






Galleria RILIEVI, Via della Reginella 1a, Roma
tel. 06.95223340

GUARDAMI
Personale di PAOLO ROSSETTO

Opening sabato 14 maggio, ore 18.30

14.05.2011 / 28.05.2011

Abstract – La sorprendente attualità di testi letterari o musiche scritti secoli fa suggerisce che oltre alla sensazione di temporaneità che appartiene all’uomo moderno ci sono inclinazioni, sentimenti, stati che rimangono identici nella storia. A mutare è il modo di recepirli e raccontarli. La percezione di una reciproca corrispondenza tra uomo e natura affonda nella notte dei tempi, evocare la trasformazione da uno stato all’altro è la conseguenza di un modo di pensare l’universo in senso unitario; sin troppo facile il rimando a leggende greche e romane dedicate al motivo comune del mutamento di esseri umani in animali e piante. Esistono, in altre parole, trasformazioni permanenti. In questo senso la produzione di Paolo Rossetto è classica, come la può essere la Divina Commedia di Dante o un brano di Fossati, l’immaginario che affronta è svincolato dalle reti del tempo. A partire dal legno del supporto, costante nei lavori dell’Autore è appunto la metamorfosi di figure umane in vegetali e piante, e viceversa, in un moto perpetuo di fusione ed identità universali.

Orario apertura, tutti i giorni - 11,00 / 19,00

Ingresso libero

Contatti
www.elisirart.blogspot.com - elisir.art@gmail.com - galleriarilieviroma@gmail.com
www.rossettopaolo.it - art.rossettopaolo@gmail.com

Curatori : Elisa Govi, Maurizio Lamorgese

Artista: Paolo Rossetto

25 aprile 2011

Dal Catalogo della Mostra "Metamorphosis, elogio della trasformazione" (Galleria L'Agostiniana, Piazza del Popolo, Roma, 01-16/04/2011) : "...Il desiderio di realizzare questo progetto si è fatto strada a partire dalla percezione di come l'arte contemporanea sia fortemente connotata dal problema, dall'“onda di senso”, efficace espressione di Angela Vettese, della trasformazione.
Guardando più a fondo, ci si rende conto facilmente che la metamorfosi è la direzione dell'arte, da sempre. Volgendosi al passato è più facile mettere a fuoco come nella storia l'arte abbia cambiato di continuo linguaggi e tecniche in relazione al presente della quale era testimone, tanto da essere nelle parole di George Kubler “la forma del tempo”, il lineamento visibile dell'invisibile scorrere della realtà.
Alla luce di questa consapevolezza ciò cui stiamo assistendo oggi può essere compreso con maggiore lucidità.
Secondo Arthur Danto, "i periodi di grande cambiamento cominciano sempre con una sfida nei confronti delle frontiere artistiche preesistenti, che poi si estende alle frontiere sociali più significative finché poi l'intera società si ritrova trasformata”. L'arte, in altre parole, sarebbe il termometro più sensibile per testare lo stato di salute di una civiltà e lo specchio più crudele per raccontarla. Come in un quadro di Pistoletto, l'opera d'arte riflette ciò che le sta dietro, il contesto che l'ha determinata. E non è tutto: i fenomeni creativi, per il loro essere naturalmente fuori dalle reti di un pensiero convenzionale, avrebbero una dote pionieristica nell'andare al cuore dei problemi dell'oggi e palesandoli porre le condizioni del loro superamento.
L'arte contemporanea racconta di perforanti slittamenti formali e di significato perché parla di un presente che è una permanente transizione, e non da un solo punto di vista. Il cambiamento accade e non può essere controllato, ma secondo Marshall Mcluhan, l'artista è colui che ci vaccina di fronte ai grandi mutamenti, che per la loro violenza talvolta ci colgono impreparati. L'artista ci mette in condizione di capire chi siamo. Mentre scrivo, un terremoto devastante ha colpito il Giappone, le reali conseguenze di ciò che sta accadendo saranno intuite in parte domani, comprese in pieno tra diversi anni, forse. Nel frattempo saremo cambiati, mentre l'arte avrà già da tempo assorbito il seme di consapevolezze sopite nelle coscienze comuni. Il nostro compito primario davanti all'arte contemporanea è di imparare ad ascoltare.
Il Novecento ha visto affermare idee destabilizzanti come mai prima di allora, per qualità e quantità, il presente prosegue nella stessa direzione. Scoperte come la relatività di Einstein, la fisica quantistica di Planck, l'inconscio di Freud, il principio di indeterminazione di Werner Heisenberg, solo ad esempio, hanno sconquassato un castello di stabilità fittizie. Nel mentre, la globalizzazione ha aperto le porte ad un campo inesausto di possibilità e la scienza ha iniziato a farci vedere l'immensamente grande e piccolo, un tempo solo immaginato.
Un simile ampliamento delle possibilità percettive si traduce anche, inevitabilmente, in un allargamento delle possibilità espressive; è come avere a disposizione sette note musicali anziché una.
Le trasformazioni alle quali ci stiamo riferendo in arte, l'inclusione dell'aleatorio, l'indeterminato, il temporaneo, sono l'esito di questa esperienza del reale e rientrano a pieno titolo nella definizione cruciale di Umberto Eco a proposito di "Opera Aperta".
Quanto detto dovrebbe essere sufficiente a spiegare la scelta di accogliere in questa Mostra una eterogeneità considerevole di linguaggi, tecniche, modi di interpretare questa rivoluzione che, positiva o negativa, è innegabile e senza precedenti. Del resto è arduo pensare alla trasformazione di cui sopra sordi alle differenti direzioni di tale andamento centrifugo. L'invito è ad avvicinarsi ad ogni Opera come ad una soluzione tentata in relazione al problema del presente. Ogni soluzione è evidentemente parziale, e non necessariamente vittoriosa, ma ci aiuta alla comprensione di quell'estetica della trasformazione che crediamo appartenere potentemente al contemporaneo dell'arte..." e.g.

04 aprile 2011



Galleria RILIEVI, Via della Reginella 1a, Roma
tel. 06.95223340


LA CITTA' INVISIBILE
Personale fotografica di FRANCESCA BERTOLINI


Opening sabato 9 aprile, ore 18.30


09.04.2011 / 23.04.2011
prorogata al 13.05.2011


Abstract - Il circuito elettronico, il non luogo che sovrintende e sorregge le dinamiche della civiltà contemporanea, è una città altra, uno spazio invisibile eppure dominante, inumano perché privo del più sottile anelito di vita. La visione onirica e sopra la realtà dell'Autrice ci accompagna in una riflessione acuta e tagliente sul tempo e lo spazio dei quali ci illudiamo di essere i protagonisti.


Orario apertura, tutti i giorni - 11,00 / 19,00


Ingresso libero


Contatti
www.elisirart.blogspot.com - elisir.art@gmail.com - galleriarilieviroma@gmail.com
www.francescabertolini.it - info@francescabertolini.it


Curatori : Elisa Govi, Maurizio Lamorgese


Artista: Francesca Bertolini

20 marzo 2011

Chiostro degli Agostiniani, Piazza del Popolo, Roma

tel. 388.9419535


“METAMORPHOSIS / elogio della trasformazione”

Collettiva di Arti visive


Opening venerdì 1 aprile, ore 18.00


01.04.2011 / 16.04.2011


Abstract

La Mostra è un breve e avventuroso viaggio tra i risvolti di metamorfosi percettive messe in atto da 25 Autori contemporanei e determinate da trasformazioni aperte di forme e contenuti.


Orario apertura 10,00 - 19,00


Ingresso libero


Contatti

elisirart.blogspot.com



Catalogo disponibile in Mostra, a cura di ELISIRart, pp. 75, euro 10.


Curatori

Elisa Govi, Maurizio Lamorgese


Artisti

Fernanda Andrea Cabello, Caterina Arcuri, Fabio Massimo Bassan, Francesca Bertolini, Mary Ellen Brown, Massimiliano Camellini, Paolo Camiz, Olimpia Carimini, Francesco Ciavarella, Roberta Demeglio, Giulio De Mitri, Edith Dzieduszycka, Maurizio Lamorgese, Franca Lanni, Daniela Leghissa, Ronnj Medini, Lamberto Melina, Beatrice Palazzetti, Armando Pelliccioni, Renata Petti, Fabio Refosco, Paolo Rossetto, Marco Severini, Sergio Trevisan, Barbara Vistarini


Nota di presentazione

“Qui si celebra la trasformazione. In quale anfratto delle nostre coscienze deterministiche si è nascosta la farfalla delle meraviglie? Pensiamo di saperlo, la metamorfosi è il silenzioso motore dell'esistenza, I pensieri, le parole, le azioni lavorano come agenti del divenire... La metamorfosi è la traiettoria dell'arte, con la scia prima e dopo di lei. il pensiero dell'artista prende forma, cambia di stato, si tras-forma in una creazione attrice di se stessa, la cui materia costitutiva – anche virtuale – porta in calce la firma del tempo. Il punto apposto dall'autore non è la fine dell'opera! E se la trasformazione diventa il tratto tipico del suo dna, il lavoro si fa specchio di ciò che lo ha determinato: la metamorfosi, messa in atto, può essere colta di sorpresa, carpita; poiché ne esiste una sincronica, dei differenti occhi, una diacronica, del tempo, ed una talvolta protagonista dell'opera stessa. Sono tre facce del medesimo diamante metamorfico. Ogni segno e gesto lanciati nel mondo non sono né statici né definitivi, il loro significato, e stato, si impregnano degli sguardi e pensieri che li hanno attraversati. Anche la conoscenza della realtà contempla la dinamica dello scorrere, la stasi rarefatta del divenuto è utile al sapere delle macchine. Allora l'arte, nel lasciare libero il guinzaglio che separa formante e forma si fa strumento di conoscenza, vero! L'artista in veste di ricercatore indaga così i lineamenti dei fenomeni del suo tempo e del tempo perenne, non come ci è dato vederli, ma come potrebbero essere, come sono. La conoscenza aperta e in movimento, che l'arte ci insegna, accompagna all'essenza del reale, all'immutabile nell'eterno mutare...e quando sono gli artisti stessi a testimoniare visibilmente la trasformazione, a raccontarla a modo loro, è il caso di dedicarle attenzione! L'Evento “METAMORPHOSIS” accolto nel magnifico contesto del Chiostro degli Agostiniani di PIAZZA DEL POPOLO a Roma si propone come occasione di dibattito sulle forze che operano nella produzione del divenire naturale delle cose, in una visione in cui Arte, Filosofia, Scienza e Spiritualità si possono e si devono dinamicamente integrare. Perché se è vero che niente è statico, il modo in cui le cose cambiano dipende da noi. Oppure no? Qui si celebra la trasformazione.” e.g.

01 marzo 2011



Personale di ROBERTO FANTINI
Galleria RILIEVI . Via della Reginella 1a . Roma
02/16 . 03 . 2011
a cura di ELISIRart
ingresso libero

elisirart.blogspot.com
elisir.art@gmail.com


www.fantiniarte.it

21 febbraio 2011


Massimo Benucci imprime di sé quel che dipinge. Interno verso esterno: l'affronto diretto con la realtà avviene nello spazio sottile che separa autore e superficie, dove la coscienza si scontra con la materia viva del presente. Uno scontro sanguigno, drammatico, violento, esorcizzato sul piano dell'azione. L'esito della partita è sotto i nostri occhi; serve presenza per sostenere l'incontro con questi spettri di comunicazione che reiterano invariato il loro messaggio, nitido e tagliente, quanto è labile il contorno di immagine che li dipinge.
Massimo è dentro fino al collo al problema della realtà, sente sulla pelle il peso di chi è nella società in una posizione diversa, di alienazione, di diversità, di rifiuto, di chi rompe le fila del conformismo e paga per questo un dazio, come un cristo martire...ma vittorioso. Se questi sono i protagonisti, i suoi lavori sono imprecazioni rivolte all'ipocrisia del pensiero comune ed il messaggio si ferma all'evidenza di una tragica condizione umana, sempre diversa...sempre la stessa.
Bisogna far giustizia di ogni intellettualismo, sembra urlare Massimo, ritrovare la rudezza e l'impaccio, ma anche la profonda spiritualità del fare su materie naturali e grezze, finché dal loro spessore non emana un barlume, una verità, che diventa flebile ma pura luce. Per accenderla serve il peso fisico di supporti consumati, di colori scivolati ed è necessaria quella miserabilità dell'immagine da cui si libera il ritmo di una trascendenza che non smette di battere. In questo senso, nei lavori di Massimo la tecnica è la metafora della poetica.
L'arte di questa Mostra materializza una condizione di cosciente ma irrimediabile negatività dell'esistenza moderna, eppure gli spettri non smettono di parlare, è un sottile piacere ascoltarli...come ci ha insegnato G.C.Argan, “se la sublimazione può darsi solo bevendo fino alla feccia il calice della disperazione, l'invettiva è preghiera”.

07 febbraio 2011






L'autore del reportage fotografico qui proposto è testimone oculare di una verità, verità parziale...degli occhi, dei fatti, quella che si vede stando a terra, dove quei dati accadono e sono inevitabilmente uguali a loro stessi. Dura verità. Le immagini di Marco sono registri di sguardi comuni sul mondo, la cronaca di un tempo malato, corrotto, problematico...lì, alle soglie dell'implosione. Una verità. Constatarla significa dare voce ai segni che gridano sui muri urbani, che scivolano tra i rami degli alberi, alle tracce di passagi umani disperati. Ecco la Bulgaria oggi, come la si vede, uno studio di sette immagini ci riporta al concreto sociale, politico, economico, umano, al qui ed ora, a noi, perché non denotano uno specifico paese, quanto uno status comune ad una fetta ampia di tessuto urbano e umano...globale. Il dreamer John non era the only one, oggi forse lo sarebbe di più, oppure il suo sguardo partiva da più in alto: John non guardava, i-m-m-a-g-i-n-a-v-a. “who are you”, intitola una delle foto esposte, un giovane uomo è alle soglie di un bivio, la vecchia e larga strada battuta, o cosa? chi sei tu?: i nuovi pensieri, il modo rinnovato di pensare noi stessi e il mondo, restano la sola possibilità di trasformazione, che è già lì, nella strada che si dirama, scegli ragazzo.