progettazione e produzione Arti Visive | di Elisa Govi e Maurizio Lamorgese | elisir.art@gmail.com
20 dicembre 2010
15 dicembre 2010
MAURIZIO LAMORGESE
“FORMA MENTIS”
16.12.2010 / 16.01/2011
Galleria RILIEVI . Via della Reginella 1a . Roma
www.elisirart.blogspot.com
“Disegnare il mondo è un modo per indagare le strutture dell'essere, è mettere in relazione la propria coscienza con il resto dell'universo; disegnare è uno strumento di conoscenza, una sorta di filosofia.
Le forme geometriche sono la misura di tale rapporto, strumenti mentali con i quali si compie l'esperienza del reale. Chi può giungere alla purezza della sintesi ha individuato il rapporto tra un infinitesimo e la realtà tutta, una figura è ciò che rappresenta ed una forma spaziale, cioè espressione della totalità.
Ma nella genesi di questi disegni risiede anche un nucleo misterioso, enigmatico, mistico, che non li lascia. Come se un soffio superiore avesse determinato onde di equilibrio instabile pronte ad essere ri-generate. Ogni creazione autentica ha una forza di vita autonoma, la capacità di agire, oltre il tempo e la coscienza di chi l'ha data alla luce. Ha energie attive, esiste e contribuisce alla crescita della vita spirituale. Il segno è forma, anche il colore lo è. I contenuti semantici delle forme sono come corde di una chitarra, Maurizio Lamorgese le fa vibrare, consapevole delle possibilità combinatorie infinite che l'incontro tra interno ed esterno può generare.
Questi disegni sono il palesarsi di un'armonia raggiunta tra la totalità del mondo e la totalità dell'io, tra l'infinita varietà delle sembianze e la compiutezza dell'essere. Nulla si potrebbe cambiare in tali composizioni senza comprometterne l'equilibrio. Ed è un equilibrio morbido, dolce, curvilineo, che asseconda il continuo divenire delle apparenze. Non c'è cesura, tra esterno e interno, l'autore è nel mondo il mondo è in lui, l'io non conquista l'esterno e non ne è conquistato. E' identità.” (e.g. /dicembre 2010)
21 novembre 2010
PAOLA MINELLO
JUST MARILYN . omaggio a Marilyn Monroe
a cura di ELISIRart
Galleria RILIEVI . Via della Reginella 1a . Roma
26 novembre . 8 dicembre 2010
inaugurazione venerdì 26 novembre, ore 19.00
http://www.paolaminello.it/
http://www.elisirart.blogspot.com/
JUST MARILYN . omaggio a Marilyn Monroe
a cura di ELISIRart
Galleria RILIEVI . Via della Reginella 1a . Roma
26 novembre . 8 dicembre 2010
inaugurazione venerdì 26 novembre, ore 19.00
http://www.paolaminello.it/
http://www.elisirart.blogspot.com/
“Esiste uno spazio, fuori dal tempo di un pensiero storicizzante nel quale le cose, le persone, gli avvenimenti sono estraniati dal loro possibile significato pubblico. Esiste una dimensione in cui segni e gesti assumono accezioni autonome imprevedibili, per questo aborrite dagli schemi ideologici dominanti che, per definizione, necessitano di significati riconoscibili. Esiste, in altre parole, una dimensione privata e spirituale del fare arte che sfugge a congetture predeterminate senza perdere niente della propria dignità costitutiva. E' in Mostra dal 26 novembre all'8 dicembre a Roma un estratto della ricerca “Omaggio a Marilyn Monroe” di Paola Minello.
Il segno di Marilyn in arte appartiene all'inconscio della pseudo cultura artistica di massa, che ci riporta con una macchina del tempo estraniante agli anni '60 della Pop Art, il collage alle componenti dada presenti nelle prime manifestazioni di questa. E ancora, la dinamica dei segni di sfondo ci evoca il gesto informale. Ma Paola Minello è molto lontana da questi frastuoni. Le manifestazioni terrene non sono fatte di sola forma in senso meccanicistico.
Quella di Paola non è la Marilyn icona commerciale riportata in arte, è proprio l'essenza che resta dopo queste affollate operazioni di riproduzione, forma emotiva di un preciso senso di femminilità. Questi segni visivi sono intimi, non collettivi. Personal Art, verrebbe da dire. Tolti gli impulsi a registrare la civiltà dei consumi, sopiti critica, accusa o impegno nel cambiarla, resta tutto il “di dentro” da indagare. Il mix di Paola Minello è indotto da motivazioni interiori. Lo sfondo non è decorazione, il rituale demiurgico che lo genera ne è testimonianza: è connotazione emozionale dell'icona, la caratterizza, ne esalta una nota espressiva, come fosse la sua ombra remota, un destino che torna a dare conferma di sé. C'è prima di Marilyn, come viene prima il contesto di ogni cosa, agente del soggetto, forma di un pensiero: non è in gioco una scala di valori, il movimento del segno nasce per un corpo, ma solo dopo lo sa. Queste icone sono al centro di un universo in atto, in evoluzione, che le stava aspettando. Quell' universo parla di loro, in senso quasi espressionistico. La figura è un segno che stravolge l'impressione, ne diviene protagonista: sono gli accenti a fare la differenza. Il gioco della ricerca del soggetto oggettivato si fa strabiliante caratteristica dei lavori di Paola, sfida all'osservatore e firma d'autore. Ci si perde, nel proprio universo, ma solo per ritrovarsi.” e.g.
Paola Minello (www.paolaminello.it) è prima di tutto musicista. Nasce a Roma, frequenta il conservatorio e da allora sono tante le esperienze artistiche nel settore, e tutte di alto livello: musical, spettacoli e collaborazioni con celebri direttori d'orchestra e artisti internazionali.
Da qualche anno c'è anche la pittura, a fianco della musica. Il suo sguardo in arte è accompagnato per un certo periodo dalla mediazione del compagno, indiscusso esponente dell'arte contemporanea. Ma Paola inizia a dipingere e cammina da sola. Nel Marzo 2008, a Cagliari, la prima personale “Infinito Pop”. Da allora, la sua strada d'autore è tutta in divenire.
14 novembre 2010
KOSAKAOS . dis harmonies in art
collettiva di arti visive
a cura di ELISIRart
19 novembre . 19 dicembre 2010
FONDERIA DELLE ARTI . Via Assisi 31 . ROMA
INAUGURAZIONE VENERDI' 19 NOVEMBRE, ORE 18.30
ORE 20.00 : "DEMENTIA" . performance musicale di JOHN B. ARNOLD
Dal catalogo della Mostra: "...Il tempo scorre in una sola direzione, in avanti. L'esperienza della realtà è accompagnata da un segno comune: la nostra coscienza registra in continuazione la variazione di energia che avviene nel mondo attorno a noi. Vediamo il nostro corpo invecchiare, la polvere accumularsi, gli altri morire e le braci roventi diventare cenere fredda. C'è armoniosa coerenza in questo divenire. Ma l'abito mentale ultracentenario che ci ostiniamo ad indossare continua a darci l'illusione che la dimensione umana sia un processo affrancato dalle leggi di natura, la storia terrena come un passaggio dal disordine perfettibile presente ad un compiuto ordine futuro. La perfezione della “forma” è ancora un valore sostanziale, eppure qualcosa non torna: il mondo va a rotoli e gli sforzi per premere la realtà dentro desueti contenitori ideologici li fa trabboccare di rifiuti per reazione, noi ci siamo dentro e continuiamo a premere. Basterebbe sollevare il velo mistico che circonda il pensiero antropocentrico per accorgersi che ogni reazione che ci riguardi è trasformazione del mondo naturale. Quando il mondo intero comincia ad incrinarsi e a crollare, è il caso di riflettere su come esso sia stato pensato e dunque organizzato, perché lì risiede il nucleo di comprensione. In questa accezione il caos odierno è fecondo, perché per espandersi ha bisogno della rottura dell' ordine fittizio considerato ineludibile dall'uomo occidentale, come gli ingranaggi di una macchina letale. L'Arte ha accettato da tempo, forse prima di tutti, la situazione e ha tentato, come è sua vocazione, di darle una forma, un ordine interpretativo. Il tema della Mostra è la reazione degli artisti di fronte alla provocazione del caso, dell'indistinto, del probabile, del plurivalente; la reazione della sensibilità contemporanea in risposta alle suggestioni suscitate dalle discipline scientifiche, matematiche, filosofiche, precedute dalla visione di un mondo umano che burlescamente sembra progettare la sua fine. Non si vuole spiegare niente qui, perché accettare e cercare di dominare l'ambiguità del nostro tempo non significa imprigionarla in un ordine che le sia estraneo, piuttosto ribadire ed esemplificare la necessità di elaborare una consapevolezza e l'aiuto che, in questo senso, può venirci dall'arte. Quelli a seguire sono esiti che comunicano modi di vedere ed assimilare un universo umano, interiore e sociale, in cui i modelli tradizionali sono andati in frantumi, mentre si stanno faticosamente delineando nuove possibilità di rapporto che rimettono in gioco, senza rifiutarli, gli assunti delle culture del passato. Da questo punto di vista, nelle pagine che seguono potremo trovare più affermazioni sulle nostre relazioni di vita che in un qualsiasi possibile saggio speculativo. Intuire la realtà è un modo per comprenderla. Come specchio del presente, l'arte può ancora aiutare il mondo, dopo tutto sta andando verso qualcosa..." e.g./11.2010
02 novembre 2010
COMUNICATO STAMPA
KOSAKAOS . dis harmonies in art
collettiva di arti visive
a cura di ELISIRart
19 novembre . 19 dicembre 2010
FONDERIA DELLE ARTI . Via Assisi 31 . ROMA
INAUGURAZIONE VENERDI' 19 NOVEMBRE, ORE 18.30
ORE 20.00 : "DEMENTIA" . performance musicale di JOHN B. ARNOLD
G L I A R T I S T I
Fernanda Andrea Cabello / Filippo Bernabei / Paolo Buzi / Daniele Camaioni /
Francesco Ciavarella / Giulio De Mitri / Giacomo di Castri /
Edith Dzieduszycka / Marco Filippozzi / Luigi Filograno / Annalisa Guerri /
Franca Lanni / Daniela Leghissa / Ruggero Maggi / Nani Marcucci Pinoli /
Michele Pisicchio / Andy Salzman / Maria Savino / Sergio Trevisan /
Barbara Vistarini
Catalogo disponibile in Mostra
http://www.fonderiadellearti.com/
http://www.elisirart.blogspot.com/
L A M O S T R A
Il Caos globalizzato, connotazione dell'oggi, segna anche i linguaggi dell'arte. Impossibile prescinderne,
per comprenderli: la disamornia del nostro tempo e l'arte, contenitore del presente, che la rivela in trasparenza.
La discontinuità dei fenomeni ha messo definitivamente in crisi l'illusione di un' immagine unitaria e compiuta della realtà. Insieme decadono tradizionali certezze e vibrano feconde forze centrifughe. Il campo di possibilità interpretative è infinito, la proliferazione di contrasti e opposizioni ne è la conseguenza: un' eterogeneità che la nostra civiltà nutre come valore prezioso, perché tutti i dati della cultura globale ci inducono a concepire e dunque vedere il mondo secondo la categoria delle possibilità. Così, le griglie interpretative con le quali si è soliti decodificare le arti, e il loro contesto, risultano in parte vanificate: si affollano giudizi di negazione per espressioni che non si possono capire applicando ideologie storicizzate, oppure ci si limita a definizioni che inquadrano, senza comprendere. Ma sta davvero lì il nucleo di comprensione?, nel ricondurre questo disordine sotto la griglia di strutture di pensiero che appartengono a tempi finiti? Ora sappiamo che il Caos non è è indecifrabile, è l'ordine segreto sotteso a tutto ciò che non appare perché sta oltre il visibile, causa ed effetto delle ragioni individuali e universali, che come forma di ordine assoluto, è fuori dal tempo immanente.
La Mostra proverà ad esemplificare l'armonia sottesa ad ogni dis.armonia esteriore e, specularmente, l'universo che ogni calma apparente comprende; nello spazio espressivo di ogni singolo autore e nell'interazione di forme-linguaggi-contenuti, di esperienze artistiche, diverse e distanti, ma intrinseche al presente. Occasione per riflettere su un tema proprio all'arte e alla vita spirituale e fisica di ognuno e di tutti, oggi non più disattendibile.
L A L O C A T I O N
La Fonderia delle Arti (www.fonderiadellearti.com), che ospita l'Evento, è il migliore contenitore possibile. Edificio ricavato all’interno di un'antica fonderia di metalli, ristrutturata e trasformata in una struttura didattica e artistico-culturale polifunzionale. Spazio interattivo, è esemplificazione esso stesso del contemporaneo dell'arte. Il progetto artistico di Maurizio Boco e Giampiero Ingrassia, sorto con la finalità di concentrare nel medesimo perimetro musica, teatro, e arti visive, è diventato un punto di riferimento per la cultura capitolina e non solo. Serie testate di settore, giornalistiche e televisive, critici e osservatori, gli hanno già destinato ampio riconoscimento.
L A P E R F O R M A N C E M U S I C A L E
“DEMENTIA” . JOHN B. ARNOLD . batteria
John B. Arnold è musicista di livello internazionale. Nasce a New York City, da anni lavora come batterista, programmatore e compositore, ora al suo quinto disco da solista.
Nipote del grande compositore Americano Hoagy Carmichael, John conta numerose collaborazioni e registrazioni insieme ai nomi piu’ grandi del jazz Americano tra i quali: Greg Osby, John Abercrombie, John Pattitucci, Larry Goldings, David Binney, per citarne alcuni.
Ha pubblicato dischi e progetti elettronici in collaborazione con musicisti di supremo livello, partecipato a festival internazionali, continuando nel contempo ad insegnare tra Roma, New York e Berlino.
Qui proporrà il progetto, solo, DEMENTIA. Con l’uso di tastiere e migliaia di loops creati da lui, la performance si basa sull’uso di temi televisivi e pubblicità d'epoca, ma presi e distorti al punto del non riconoscimento. Questi sequencers e la batteria elettronica, saranno la base per l'esibizione dal vivo.. Onde sonore, voci contorte, “noise” e ritmi elettronici astratti, accompagneranno il tema della Mostra nel territorio della migliore musica contemporanea.
30 ottobre 2010
COMUNICATO STAMPA
MARGHERITA CALZONI
“LA GIOIA E' LA MATERIA IN MOVIMENTO!”
a cura di ELISIRart
in collaborazione con Jelmoni Studio Gallery
Galleria RILIEVI . Via della Reginella 1a . Roma
dal 6 al 17 novembre 2010
www.elisirart.blogspot.com
www.margheritacalzoni.it
Margherita Calzoni è nata a Bologna nel 1983. Sin da bambina asseconda la grande passione della pittura, che negli anni nutre con studio ed esperienza. Dal 2003 partecipa a numerose mostre ed eventi personali e collettivi, pubblicando articoli su cataloghi e riviste di settore.
A Roma espone una sintesi della produzione più recente, lavori nei quali l'espressione necessaria, impellente, giosamente prepotente, è il risultato di una esigenza interiore di manipolazione del mondo materiale, del concreto, che è presa di coscienza, interpretazione della realtà, del senso delle cose; questo movimento, da fuori a dentro, è il principale agente creativo della giovane artista, dichiarato, urlato, palesato anche a parole. E la comprensione non risiede nel dare un ordine globale di apparenza statica, ma nell'attribuire un senso di esistere al frammento di universo, universo esso stesso, che è lo spazio della tela. Non c'è posto per pavide maschere culturali nelle opere di Margherita, una limpida ricerca in movimento è inizio e “fine” di ogni lavoro.
“La Materia non è fredda ed inespressiva; compito dell’artista renderla viva, reattiva, interessata alla sfera dell’uomo. Forgio la Materia a seconda delle mie emozioni, non lascio che Lei mi governi: mi fermo a pensare alle mie idee, problemi, sentimenti e cerco l’oggetto che possa trasportarle su tela. Carta, gesso, metallo? Dai più umili ai migliori materiali collaborano con me: siamo una squadra! Sono, inoltre, una persona curiosa e perfezionista, sempre in cerca di qualcosa di nuovo e migliore per me; non esiterò mai a prendere il materiale più “strano” e ad utilizzarlo. Non pensate che i miei quadri, magari non di immediata lettura, non siano composti con un’idea di fondo: la passione per la pittura e la materia mi spingono ogni giorno a creare e a cercare. La vita è un percorso composto di curiosità, passioni e ricerca; la mia spero sarà interamente così! Credo che l’uomo debba essere al centro dell’arte: allora cosa meglio delle idee, sentimenti, paure dell’uomo al centro dei miei quadri! Da questa ricerca interiore emergono i miei lavori. Sono come un materiale esplosivo, pronto ad esplodere riversando fuori un mare di creatività. Tutto ciò che desidero è dipingere, per me non sarà mai faticoso: la gioia è la materia in movimento!” M.C.
22 settembre 2010
COMUNICATO STAMPA
Edith Dzieduszycka, francese di nascita, vive in Italia da molti anni, dal 1979 è a Roma dove è attiva nel campo dell'arte e della poesia, con numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero, e varie pubblicazioni.
La retrospettiva romana accoglie una trentina di fotocollages su tavole di formato verticale, eseguite dall'autrice negli ultimi anni. Sono parte di un'ampia raccolta speculativa volta alla ricerca del dettaglio, alla rappresentazione della materia banale, negletta, consunta, per estrarne l'anima nascosta, la bellezza discreta e umile.
www.edithdz.com
www.elisirart.blogspot.com
FRAGMENTA
fotocollages di EDITH DZIEDUSZYCKA
Galleria Rilievi . Via della Reginella 1a . Roma
dal 13 al 24 ottobre 2010
vernissage mercoledì 13 ottobre, ore 18,30
Dal catalogo della Mostra: “...L'attenzione al dettaglio fotografato come ingrandimento della visione d'ìnsieme, quello caro alla scuola olandese e alla “Pencil of nature” di Talbot, non è che il primo passo dell'indagine. Nel lavoro qui presentato i materiali che strutturano la realtà apparente, carta plastica metalli legno tessuti, si addensano come objet trouvé di una raccolta della memoria, geometrie segrete si espandono oltre il visibile. La fotografia diviene collage. Il collage diviene fotografia del non apparente. Non imitazione quindi della natura, ma lacerante ricomposizione di un ordine segreto. La “de-composizione” della materia genera immagini astratte, ricche di effetti plastici e luministici. Improvvisamente, oggetti comprensibili all'occhio, platealmente banali, sembrano farsi ermetiche astrazioni di se stessi. La tecnica del collage si pose a inizio Novecento come strumento di un'autentica rivoluzione, cubismo e dadaismo in particolare la utilizzarono per elevare la consapevolezza di frammentarietà. Oggi Edith comprende che il caos materiale è una forza della natura, ma che l'uomo può ancora elaborare creativamente tali incompiute informazioni. Se il mondo è frammentato, non ci resta che attingervi per cogliere ciò che serve a conferirgli una forma vivibile; e tale forma è interpretazione della realtà, mai invenzione, è così che la caotica materialità, esasperata nel dettaglio, si ricompone in un turbine di armonia. L'attenzione alla composizione di masse e colori è magistrale, testimone di una riuscita rinascita. La materia statica è mossa da un soffio di memoria, il metallo delle lamiere ondulate e la luce intensa sullo squarcio di una carta generano vita. Ma l'atmosfera è densa, concentrata. Labili lingue di fuoco si fanno materia tangibile. Le apparenze temporali prendono corpo, si solidificano in una dimensione assoluta del pieno. (…) Non c'è alcuna concessione al caso in questa ricomposizione del mondo. E' uno scavare nei valori formali e cromatici dell'immagine per ri-creare un universo autoriale di concreta astrazione. Dal caos del quotidiano, giungiamo con la manipolazione dell'apparente tangibile ad aleborare un'alchimia di Verità: l'entropia della materia lacerata è rinascita nel mondo nell'astrazione.” e.g. /maggio 2010
Edith Dzieduszycka, francese di nascita, vive in Italia da molti anni, dal 1979 è a Roma dove è attiva nel campo dell'arte e della poesia, con numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero, e varie pubblicazioni.
La retrospettiva romana accoglie una trentina di fotocollages su tavole di formato verticale, eseguite dall'autrice negli ultimi anni. Sono parte di un'ampia raccolta speculativa volta alla ricerca del dettaglio, alla rappresentazione della materia banale, negletta, consunta, per estrarne l'anima nascosta, la bellezza discreta e umile.
www.edithdz.com
www.elisirart.blogspot.com
FRAGMENTA
fotocollages di EDITH DZIEDUSZYCKA
Galleria Rilievi . Via della Reginella 1a . Roma
dal 13 al 24 ottobre 2010
vernissage mercoledì 13 ottobre, ore 18,30
Dal catalogo della Mostra: “...L'attenzione al dettaglio fotografato come ingrandimento della visione d'ìnsieme, quello caro alla scuola olandese e alla “Pencil of nature” di Talbot, non è che il primo passo dell'indagine. Nel lavoro qui presentato i materiali che strutturano la realtà apparente, carta plastica metalli legno tessuti, si addensano come objet trouvé di una raccolta della memoria, geometrie segrete si espandono oltre il visibile. La fotografia diviene collage. Il collage diviene fotografia del non apparente. Non imitazione quindi della natura, ma lacerante ricomposizione di un ordine segreto. La “de-composizione” della materia genera immagini astratte, ricche di effetti plastici e luministici. Improvvisamente, oggetti comprensibili all'occhio, platealmente banali, sembrano farsi ermetiche astrazioni di se stessi. La tecnica del collage si pose a inizio Novecento come strumento di un'autentica rivoluzione, cubismo e dadaismo in particolare la utilizzarono per elevare la consapevolezza di frammentarietà. Oggi Edith comprende che il caos materiale è una forza della natura, ma che l'uomo può ancora elaborare creativamente tali incompiute informazioni. Se il mondo è frammentato, non ci resta che attingervi per cogliere ciò che serve a conferirgli una forma vivibile; e tale forma è interpretazione della realtà, mai invenzione, è così che la caotica materialità, esasperata nel dettaglio, si ricompone in un turbine di armonia. L'attenzione alla composizione di masse e colori è magistrale, testimone di una riuscita rinascita. La materia statica è mossa da un soffio di memoria, il metallo delle lamiere ondulate e la luce intensa sullo squarcio di una carta generano vita. Ma l'atmosfera è densa, concentrata. Labili lingue di fuoco si fanno materia tangibile. Le apparenze temporali prendono corpo, si solidificano in una dimensione assoluta del pieno. (…) Non c'è alcuna concessione al caso in questa ricomposizione del mondo. E' uno scavare nei valori formali e cromatici dell'immagine per ri-creare un universo autoriale di concreta astrazione. Dal caos del quotidiano, giungiamo con la manipolazione dell'apparente tangibile ad aleborare un'alchimia di Verità: l'entropia della materia lacerata è rinascita nel mondo nell'astrazione.” e.g. /maggio 2010
19 settembre 2010
COMUNICATO STAMPA
ANGELO PETRUCCI
“L'intervallo ritrovato”
Galleria RILIEVI. via della Reginella 1a . Roma
dal 28 settembre al 12 ottobre 2010
In Mostra a Roma un estratto degli ultimi due anni di produzione di Angelo Petrucci, autore toscano di formazione accademica, che ha fatto di una peculiare indagine intellettuale e umana il motivo coerente di una ricerca artistica pluri-decennale, ma mai uguale a sè stessa; il linguaggio antico della pittura e il tema universale del corpo nello spazio, nella visione di un artista contemporaneo, che non teme la storia e fa della tecnica un tramite.
Dal catalogo della Mostra: “... Il corpo?: è fatto della stessa materia vitale di cui si compone l'universo. Come parte del tutto, è frammento senza volto, senza nome, sottratto all'identità e al tempo che lo hanno prodotto. Il corpo è parte dell'enigma irrisolto che sottende al mistero della vita e che coinvolge parimenti lo spazio che lo compenetra. (…) Res e humana sono presenze imprescindibili nelle opere dell'autore, ma in questa riproposizione di molecole di universalità nulla è concesso al caso: tutto, come in un rebus pronto ad auto-risolversi, ha una precisa ragione di essere in quel luogo, di quel tempo sospeso. (…) Il complesso tema di forze è leggibile in virtù del delicato equilibrio visuale fra dimensioni, distanze, direzioni, curvature, volumi. Ciascun elemento possiede una forma appropriata in relazione a tutte le altre, fissando così un ordine definitivo nel quale tutte le forze componenti si contengono a vicenda, nessuna di esse può imporre alcun mutamento nell'interrelazione. Il gioco di forze si trova in quiete apparente. Ma il corpo rimane l'elemento propulsivo, vitale, che rompe la permanenza, che è motore di cambiamento; in questo senso, è la chiave di volta di queste composizioni. (…) Il corpo di Petrucci è sintetizzato, generato dall'espressività gestuale ed emozionale di sè stesso. E' tridimensione dipinta, vitale sensualità potenziata dalla memoria, che sublima il reale, lo rende simbolico. Il corpo, dunque, come forma simbolica, richiede una conoscenza che implica volontario avvicinamento, ricerca perseguita, lenta penetrazione: è quella praticata dall'autore, è quella reiterata ad ogni rinnovato sguardo dello spettatore. (…) Guardando all'intera produzione di Petrucci, colpisce la coerenza della ricerca, anzi i processi paiono chiarirsi e raffinarsi nel tempo. Accanto ad un procedere dalla semplicità alla complessità dello studio, si ha un procedere dalla confusione verso l'ordine nella consapevolezza dell'indagine. (…) I dipinti di Petrucci sono raffigurazioni di enigmi da decifrare, restituiscono la presa di coscienza di una visione d'insieme del realtà, che presuppone il dettaglio, nel contesto metamorfico del presente; ci svelano la cocente contemporaneità di un osservatore che ha colto l'unità di misura entropica del mondo ed insieme la sua imperscrutabile soluzione...” / e.g. luglio 2010
ANGELO PETRUCCI
“L'intervallo ritrovato”
Galleria RILIEVI. via della Reginella 1a . Roma
dal 28 settembre al 12 ottobre 2010
In Mostra a Roma un estratto degli ultimi due anni di produzione di Angelo Petrucci, autore toscano di formazione accademica, che ha fatto di una peculiare indagine intellettuale e umana il motivo coerente di una ricerca artistica pluri-decennale, ma mai uguale a sè stessa; il linguaggio antico della pittura e il tema universale del corpo nello spazio, nella visione di un artista contemporaneo, che non teme la storia e fa della tecnica un tramite.
Dal catalogo della Mostra: “... Il corpo?: è fatto della stessa materia vitale di cui si compone l'universo. Come parte del tutto, è frammento senza volto, senza nome, sottratto all'identità e al tempo che lo hanno prodotto. Il corpo è parte dell'enigma irrisolto che sottende al mistero della vita e che coinvolge parimenti lo spazio che lo compenetra. (…) Res e humana sono presenze imprescindibili nelle opere dell'autore, ma in questa riproposizione di molecole di universalità nulla è concesso al caso: tutto, come in un rebus pronto ad auto-risolversi, ha una precisa ragione di essere in quel luogo, di quel tempo sospeso. (…) Il complesso tema di forze è leggibile in virtù del delicato equilibrio visuale fra dimensioni, distanze, direzioni, curvature, volumi. Ciascun elemento possiede una forma appropriata in relazione a tutte le altre, fissando così un ordine definitivo nel quale tutte le forze componenti si contengono a vicenda, nessuna di esse può imporre alcun mutamento nell'interrelazione. Il gioco di forze si trova in quiete apparente. Ma il corpo rimane l'elemento propulsivo, vitale, che rompe la permanenza, che è motore di cambiamento; in questo senso, è la chiave di volta di queste composizioni. (…) Il corpo di Petrucci è sintetizzato, generato dall'espressività gestuale ed emozionale di sè stesso. E' tridimensione dipinta, vitale sensualità potenziata dalla memoria, che sublima il reale, lo rende simbolico. Il corpo, dunque, come forma simbolica, richiede una conoscenza che implica volontario avvicinamento, ricerca perseguita, lenta penetrazione: è quella praticata dall'autore, è quella reiterata ad ogni rinnovato sguardo dello spettatore. (…) Guardando all'intera produzione di Petrucci, colpisce la coerenza della ricerca, anzi i processi paiono chiarirsi e raffinarsi nel tempo. Accanto ad un procedere dalla semplicità alla complessità dello studio, si ha un procedere dalla confusione verso l'ordine nella consapevolezza dell'indagine. (…) I dipinti di Petrucci sono raffigurazioni di enigmi da decifrare, restituiscono la presa di coscienza di una visione d'insieme del realtà, che presuppone il dettaglio, nel contesto metamorfico del presente; ci svelano la cocente contemporaneità di un osservatore che ha colto l'unità di misura entropica del mondo ed insieme la sua imperscrutabile soluzione...” / e.g. luglio 2010
17 settembre 2010
ELISIRart presenta
STEFANO IOANNUCCI PHOTOGRAPHER
Galleria Rilievi . via della Reginella 1a . Roma
dal 13 al 27 settembre 2010
17 agosto 2010
TO REFLECT - BERLIN
TO REFLECT
a cura di Jelmoni Studio Gallery
in collaborazione con J&J officina creativa ed ELISIRart
CoachingCulture Gallery
Werbellinstrasse, 50
Berlin
dal 4 settembre al 24 settembre 2010
inaugurazione 4 settembre, ore 20,00
a cura di Jelmoni Studio Gallery
in collaborazione con J&J officina creativa ed ELISIRart
CoachingCulture Gallery
Werbellinstrasse, 50
Berlin
dal 4 settembre al 24 settembre 2010
inaugurazione 4 settembre, ore 20,00
Artisti partecipanti:
Gianluigi Alberio, Mario Artioli Tavani, Roberto Ascoli, Franco Barrese, Paolo Buzi, Regina Di Attanasio, Inihccor, Malia, Giulia Marchi, Nani Marcucci Pinoli, Federico Martino Stella, Gualdo Rocco, Marzia Roversi, Paolo Rossetto, Maria Savino, Tiziana Vecchi, Stefano Visora.
Scrive Elisa Govi: “Viviamo un tempo disarmonico, la globalizzazione pervade il sistema dell'arte che a sua volta è da sempre refrattario a definizioni stabili, l' inconscio collettivo di epoche di luoghi diversi lo ha di volta in volta reinventato, e ambizioni universali ed artisti locali continuano a tessere trame di un presente non concluso. Dal decadere di tradizionali certezze e dal vibrare di feconde forze centrifughe, si appresta una ennesima definizione, globalizzata, di pensiero, percezione, di rappresentazione del mondo. E nel mentre? In questo black out spazio-temporale di indefinitezza culturale, dove la discontinuità dei fenomeni ha messo definitivamente in crisi la possibilità di una immagine unitaria e assoluta, l'arte si limita a suggerire un modo di vedere il presente e, vedendolo, acccettarlo, integrarlo alla propria sensibilità. L'arte contemporanea, insomma, è riflesso carpito dalla realtà; non la racconta, la è, ben lungi ancora dal tentativo di comprenderla. Da ciò, l'implicazione di un campo di possibilità interpretative sterminato,
l' inesausta proliferazione di contrasti e opposizioni ad ogni rinnovato sguardo, una eterogeneità che la nostra civiltà va perseguendo come valore prezioso, perché tutti i dati della cultura globale ci inducono a concepire, sentire e dunque vedere il mondo secondo la categoria delle possibilità.
La Mostra “To Reflect”, che prende vita a Berlino, cuore pulsante dell'arte contemporanea europea, dal 4 al 24 settembre 2010, nell'ospitare 17 autori internazionali, esponenti di linguaggi diversi, sarà dunque a sua volta occasione di riflessione sullo stato attuale, del mondo e dell'arte, non rappresentato ma specchiato, nel delicato territorio di incontro tra artista-curatore e contesto: gli spazi della Coaching Culture Gallery, antica birreria dove i segni del tempo paiono assecondare la nostra visione di un contamporaneo dell'arte in evoluzione” e.g./agosto 2010
Gianluigi Alberio, Mario Artioli Tavani, Roberto Ascoli, Franco Barrese, Paolo Buzi, Regina Di Attanasio, Inihccor, Malia, Giulia Marchi, Nani Marcucci Pinoli, Federico Martino Stella, Gualdo Rocco, Marzia Roversi, Paolo Rossetto, Maria Savino, Tiziana Vecchi, Stefano Visora.
Scrive Elisa Govi: “Viviamo un tempo disarmonico, la globalizzazione pervade il sistema dell'arte che a sua volta è da sempre refrattario a definizioni stabili, l' inconscio collettivo di epoche di luoghi diversi lo ha di volta in volta reinventato, e ambizioni universali ed artisti locali continuano a tessere trame di un presente non concluso. Dal decadere di tradizionali certezze e dal vibrare di feconde forze centrifughe, si appresta una ennesima definizione, globalizzata, di pensiero, percezione, di rappresentazione del mondo. E nel mentre? In questo black out spazio-temporale di indefinitezza culturale, dove la discontinuità dei fenomeni ha messo definitivamente in crisi la possibilità di una immagine unitaria e assoluta, l'arte si limita a suggerire un modo di vedere il presente e, vedendolo, acccettarlo, integrarlo alla propria sensibilità. L'arte contemporanea, insomma, è riflesso carpito dalla realtà; non la racconta, la è, ben lungi ancora dal tentativo di comprenderla. Da ciò, l'implicazione di un campo di possibilità interpretative sterminato,
l' inesausta proliferazione di contrasti e opposizioni ad ogni rinnovato sguardo, una eterogeneità che la nostra civiltà va perseguendo come valore prezioso, perché tutti i dati della cultura globale ci inducono a concepire, sentire e dunque vedere il mondo secondo la categoria delle possibilità.
La Mostra “To Reflect”, che prende vita a Berlino, cuore pulsante dell'arte contemporanea europea, dal 4 al 24 settembre 2010, nell'ospitare 17 autori internazionali, esponenti di linguaggi diversi, sarà dunque a sua volta occasione di riflessione sullo stato attuale, del mondo e dell'arte, non rappresentato ma specchiato, nel delicato territorio di incontro tra artista-curatore e contesto: gli spazi della Coaching Culture Gallery, antica birreria dove i segni del tempo paiono assecondare la nostra visione di un contamporaneo dell'arte in evoluzione” e.g./agosto 2010
14 agosto 2010
Angelo Petrucci, del corpo come forma simbolica
Il corpo e il mondo che lo ospita, le cose e il corpo che le contiene, dipinti; raro oggi non riconoscere, pur tra le pieghe di uno studio d'autore, le impronta troppo forti di percorsi novecenteschi già tracciati e spesso risolti. C'era un tempo nel quale il corpo dipinto restituiva al suo creatore la misura di un rapporto tra il sé, l'altro da sé e la storia di un'arte tutta in divenire. Oggi, la figura ri-creata sembra impotente a rappresentare altro rispetto all'annoiato e decaduto epigono di racconti finiti, o a mutuare forme proprie a linguaggi propri di arti visive contemporanee. Da questo punto di vista, Angelo Petrucci è un unicum, un punto esclamativo lanciato nello stagno dell'apatia nella quale pare immersa l'arte figurativa dipinta. I suoi lavori costituiscono illuminanti chiavi di lettura contemporanee di un soggetto universale nell'arte, perché connaturato all'esistenza, affrontato con una tecnica altrettanto trasversale alla storia. Proviamo a comprenderne le ragioni.
Intanto iniziamo col precisare che Petrucci dipinge, con olio su tela. La evidente formazione accademica si materializza in una misurata consapevolezza del fare, sin dai primi lavori pubblicati, della metà degli anni settanta; i riferimenti culturali assumono il peso di basi in commistione tra loro sopra le quali appoggiare le proprie visioni, non sono mai schemi interpretativi preconfezionati. Il segno è materico, la materia è disegnata...e forma e contenuto raggiungono a partire dagli esordi degli anni ottanta un equilibrio compiuto. E' allora che la ricerca di Petrucci inizia a sostanziarsi di elementi che permangono sino ad oggi, seppure in evoluzione.
Il corpo?: è fatto della stessa materia vitale di cui si compone l'universo. Come parte del tutto, è frammento senza volto, senza nome, sottratto all'identità e al tempo che lo hanno prodotto. Il corpo è parte dell'enigma irrisolto che sottende al mistero della vita e che coinvolge parimenti lo spazio che lo compenetra. "Madre Terra" potrebbe essere il nome destinato ad una di queste essenze impersonali sostanziate del colore della terra stessa. Res e humana sono dunque presenze imprescindibili nelle opere dell'autore, ma in questa riproposizione di molecole di universalità, nulla è concesso al caos disorganizzato: tutto, come in un rebus pronto ad auto-risolversi, ha una precisa ragione di essere in quel luogo, di quel tempo sospeso. Dunque da niente si può prescindere, lo "sfondo" spesso incombe in primo piano, condiziona l'essenza del corpo, pure l'ombra su di esso si fa densa consistenza.
Il complesso tema di forze è leggibile in virtù del delicato equilibrio visuale fra dimensioni, distanze, direzioni, curvature, volumi. Ciascun elemento possiede una forma appropriata in relazione a tutte le altre, fissando così un ordine definitivo nel quale tutte le forze componenti si contengono a vicenda, nessuna di esse può imporre alcun mutamento nell'interrelazione. Il gioco di forze si trova in quiete apparente. Ma il corpo rimane l'elemento propulsivo, vitale, che rompe la permanenza, che è motore di cambiamento; in questo senso, è la chiave di volta di queste composizioni.
Il corpo di Petrucci è sintetizzato, generato dall'espressività gestuale ed emozionale di se stesso. E' tridimensione dipinta, vitale sensualità potenziata dalla memoria, che sublima il reale, lo rende simbolico. Il corpo, dunque, come forma simbolica, richiede una conoscenza che implica volontario avvicinamento, ricerca perseguita, lenta penetrazione: è quella praticata dall'autore, è quella reiterata ad ogni rinnovato sguardo dello spettatore. Arrivati alla scoperta ci si accorge che quel corpo è parte di un tutto, arrivati al particolare, la visione è dunque la stessa del punto di partenza. A cambiare è l'esperienza. Comprendere l'opera, coglierla come totalità, è funzione di una rivelazione, l'immediatezza sospende la dimensione temporale, la visione logica dovrebbe restituirci il motivo di tale rivelazione.
L'avvicinamento alla conoscenza necessita di un medium, di un linguaggio interpretativo. Ecco quindi la presenza costante di grate, elementi geometrici, che spesso incombono sin dalla metà degli anni ottanta, dinnanzi alle presenze umane; costrizioni percettive, ma anche veicoli di comprensione, tentativi di porre una logica alla realtà, caotica e mutevole. L'uomo ha bisogno di regolarità, la impone alla propria visione perché è funzionale, dal punto di vista conoscitivo. Questa rigidità dietro la quale si cela il dis-ordine, ci pone dinnanzi ad un interrogativo che per ora sembra rimanere irrisolto, ovvero di quale sia il rapporto tra le due tendenze cosmiche, quella volta al disordine meccanico e quella volta all'ordine geometrico. Talvolta, colate di sangue informale spezzano le griglie, è la vita che incombe, supera le costrizioni che la ragione prova ad imporsi. Ma Petrucci riesce sempre con maestria suprema ad imporre all'organizzazione della visione il proprio schema strutturale; allo spettatore è restituito un punto di vista, l' osservazione è accompagnata.
Guardando all'intera produzione di Petrucci sin qui svolta, colpisce la coerenza della ricerca nelle direzioni sopra dette, anzi i processi paiono chiarirsi e raffinarsi nel tempo. Accanto ad un procedere dalla semplicità alla complessità dello studio, si ha un procedere dalla confusione verso l'ordine nella consapevolezza dell'indagine. Con il tempo, lo sviluppo, la metamorfosi, presenta un moltiplicarsi di parti dissimili, ma anche un accrescimento della precisione con la quale tali parti sono contraddistinte l'una rispetto all'altra; e ciò è più che evidente se confrontiamo la recente produzione, dal 2008 ad oggi, con quella che la ha preceduta.
I dipinti di Petrucci sono raffigurazioni di enigmi da decifrare, restituiscono la presa di coscienza di una visione d'insieme del realtà, che presuppone il dettaglio, nel contesto metamorfico del presente; ci svelano la cocente contemporaneità di un osservatore che ha colto l'unità di misura entropica del mondo ed insieme la sua imperscrutabile soluzione. Nell'incontro, nell'opera intitolata "Figure" (olio su tela, 2008) forse, la parziale soluzione: lì la grata interpretativa scivola in secondo piano.
Nella fusione con l'altro sopiscono le tensioni interpretative, assecondare placidamente il ciclo naturale rimane per ora l'unica soluzione.
e.g./ luglio 2010
Intanto iniziamo col precisare che Petrucci dipinge, con olio su tela. La evidente formazione accademica si materializza in una misurata consapevolezza del fare, sin dai primi lavori pubblicati, della metà degli anni settanta; i riferimenti culturali assumono il peso di basi in commistione tra loro sopra le quali appoggiare le proprie visioni, non sono mai schemi interpretativi preconfezionati. Il segno è materico, la materia è disegnata...e forma e contenuto raggiungono a partire dagli esordi degli anni ottanta un equilibrio compiuto. E' allora che la ricerca di Petrucci inizia a sostanziarsi di elementi che permangono sino ad oggi, seppure in evoluzione.
Il corpo?: è fatto della stessa materia vitale di cui si compone l'universo. Come parte del tutto, è frammento senza volto, senza nome, sottratto all'identità e al tempo che lo hanno prodotto. Il corpo è parte dell'enigma irrisolto che sottende al mistero della vita e che coinvolge parimenti lo spazio che lo compenetra. "Madre Terra" potrebbe essere il nome destinato ad una di queste essenze impersonali sostanziate del colore della terra stessa. Res e humana sono dunque presenze imprescindibili nelle opere dell'autore, ma in questa riproposizione di molecole di universalità, nulla è concesso al caos disorganizzato: tutto, come in un rebus pronto ad auto-risolversi, ha una precisa ragione di essere in quel luogo, di quel tempo sospeso. Dunque da niente si può prescindere, lo "sfondo" spesso incombe in primo piano, condiziona l'essenza del corpo, pure l'ombra su di esso si fa densa consistenza.
Il complesso tema di forze è leggibile in virtù del delicato equilibrio visuale fra dimensioni, distanze, direzioni, curvature, volumi. Ciascun elemento possiede una forma appropriata in relazione a tutte le altre, fissando così un ordine definitivo nel quale tutte le forze componenti si contengono a vicenda, nessuna di esse può imporre alcun mutamento nell'interrelazione. Il gioco di forze si trova in quiete apparente. Ma il corpo rimane l'elemento propulsivo, vitale, che rompe la permanenza, che è motore di cambiamento; in questo senso, è la chiave di volta di queste composizioni.
Il corpo di Petrucci è sintetizzato, generato dall'espressività gestuale ed emozionale di se stesso. E' tridimensione dipinta, vitale sensualità potenziata dalla memoria, che sublima il reale, lo rende simbolico. Il corpo, dunque, come forma simbolica, richiede una conoscenza che implica volontario avvicinamento, ricerca perseguita, lenta penetrazione: è quella praticata dall'autore, è quella reiterata ad ogni rinnovato sguardo dello spettatore. Arrivati alla scoperta ci si accorge che quel corpo è parte di un tutto, arrivati al particolare, la visione è dunque la stessa del punto di partenza. A cambiare è l'esperienza. Comprendere l'opera, coglierla come totalità, è funzione di una rivelazione, l'immediatezza sospende la dimensione temporale, la visione logica dovrebbe restituirci il motivo di tale rivelazione.
L'avvicinamento alla conoscenza necessita di un medium, di un linguaggio interpretativo. Ecco quindi la presenza costante di grate, elementi geometrici, che spesso incombono sin dalla metà degli anni ottanta, dinnanzi alle presenze umane; costrizioni percettive, ma anche veicoli di comprensione, tentativi di porre una logica alla realtà, caotica e mutevole. L'uomo ha bisogno di regolarità, la impone alla propria visione perché è funzionale, dal punto di vista conoscitivo. Questa rigidità dietro la quale si cela il dis-ordine, ci pone dinnanzi ad un interrogativo che per ora sembra rimanere irrisolto, ovvero di quale sia il rapporto tra le due tendenze cosmiche, quella volta al disordine meccanico e quella volta all'ordine geometrico. Talvolta, colate di sangue informale spezzano le griglie, è la vita che incombe, supera le costrizioni che la ragione prova ad imporsi. Ma Petrucci riesce sempre con maestria suprema ad imporre all'organizzazione della visione il proprio schema strutturale; allo spettatore è restituito un punto di vista, l' osservazione è accompagnata.
Guardando all'intera produzione di Petrucci sin qui svolta, colpisce la coerenza della ricerca nelle direzioni sopra dette, anzi i processi paiono chiarirsi e raffinarsi nel tempo. Accanto ad un procedere dalla semplicità alla complessità dello studio, si ha un procedere dalla confusione verso l'ordine nella consapevolezza dell'indagine. Con il tempo, lo sviluppo, la metamorfosi, presenta un moltiplicarsi di parti dissimili, ma anche un accrescimento della precisione con la quale tali parti sono contraddistinte l'una rispetto all'altra; e ciò è più che evidente se confrontiamo la recente produzione, dal 2008 ad oggi, con quella che la ha preceduta.
I dipinti di Petrucci sono raffigurazioni di enigmi da decifrare, restituiscono la presa di coscienza di una visione d'insieme del realtà, che presuppone il dettaglio, nel contesto metamorfico del presente; ci svelano la cocente contemporaneità di un osservatore che ha colto l'unità di misura entropica del mondo ed insieme la sua imperscrutabile soluzione. Nell'incontro, nell'opera intitolata "Figure" (olio su tela, 2008) forse, la parziale soluzione: lì la grata interpretativa scivola in secondo piano.
Nella fusione con l'altro sopiscono le tensioni interpretative, assecondare placidamente il ciclo naturale rimane per ora l'unica soluzione.
e.g./ luglio 2010
11 agosto 2010
SoWeART! - Libera Rassegna di Arti Visive a cura di ELISIRart
“SIAMO ARTE, non lo sappiamo perché presi troppo spesso a criticare, giudicare, condannare, perché non sappiamo vedere gli altri come una parte di noi...siamo arte, quasi sempre dimenticata in cantine polverose...” m.l.
L'arte contemporanea è presente immanente, è vita afferrata e trattenuta al volo nell'istante del suo passaggio, ci si diverte a vederla perché non si sa come andrà a finire. Per chi è abituato all'arte del tempo concluso, l'incontro col presente è una vertigine, un delirio temporale, che stimola le reazioni più inaspettate, perché sfugge alla “umana” necessità di categorizzare il pensiero, di ridurlo entro schemi precostituiti già noti. Fastidio, ribrezzo, disappunto, rabbia, piacere, emozione, ilarità: tutto, l'arte contemporanea è un sensibile stimolatore di coscienze.
L'arte è il sangue rosso nelle vene della storia del mondo. E' la stessa sostanza vitale di cui è imbevuto il logo di questa Mostra. Non esistono società senza arte, perché non c'è inconscio collettivo che ne possa fare a meno, le società che la trascurano, la calpestano, che si illudono del contrario, sono destinate a morire dissanguate. L'arte non è un dio, ma una cosa molto umana, terrena. Per viverla, non servono riti d'iniziazione e neppure sacerdoti. Serviamo noi, la nostra consapevolezza di essere uomini del presente. Chi la disprezza, rimpiangendo il passato, non comprende che pure quegli indiscussi capolavori parlano del loro presente. Rimpiangere l'arte del passato significa negare l'oggi e rinunciare al futuro. Significa rinunciare al carburante, gratuito, del progresso e della civiltà.
L'arte contemporanea SIAMO NOI dunque: SoWeArt! Siamo noi, come riusciamo ad intravederci allo specchio del presente, a volte sostenere lo sguardo è faticoso, ma trascurare di guardarsi rimane un'occasione mancata. L'arte è un'espressione necessaria della realtà del mondo e del tentativo di comprenderla, è comunicazione. Ecco perché questa Rassegna, che qui ha inizio, potrebbe idealmente non finire mai, sin quando il presente non avrà fine. E' immaginata e concepita con quattro occhi, circa, ma ci auguriamo sia vista con tanti sguardi diversi, quanti saranno i visitatori.
Che condividiate o meno la visione che da tale incontro scaturirà, aggiratevi in questo spazio bianco concentrando il pensiero, rallentate i movimenti e non perdetevi la brulicante energia che si sprigiona dalla relazione ancora viva tra il luogo in cui l'arte nasce è il luogo in cui l'arte è mostrata. Il passaggio non sarà stato vano se sarete riusciti a pensare con la vostra testa e a godervi l'arte che più sa emozionarvi. Emozioni ed opinioni non sono mai la Verità, ma lasciano una traccia.
Benvenuti a SoWeArt! Libera rassegna di Arti Visive a cura di ELISIRart / e.g.
Gli artisti partecipanti:
Roberta Demeglio – demroby@hotmail.it Edith Dzieduszycka – edith@mclink.it Emanuela Fera – emafera@tiscalinet.it Tito Gargamelli – tito.gargamelli@gmail.com
Gianluca Garrapa – g.garrapa@libero.it Maria Listur – maria.maria@tiscalinet.it Elisabetta Losi – www.incisionielisabettalosi.com Lamberto Melina – www.lambertomelina.com
Mauro Pallotta – maupal2000@yahoo.it Marco Severini – www.marcoseverini.com Emanuele Sgarbi – www.emanuelesgarbifotografo.com Caterina Vitellozzi – www.caterinavit.com
Iscriviti a:
Post (Atom)